Risveglio al buio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Devo ammetterlo, sono spaventato. Credevo che la morte, dopo un istante di dolore, avrebbe portato solo oblio e incoscienza. Invece il buio mi circonda e sento le mie membra fredde e dure, e il cuore fermo, che non si degna di battere nemmeno un colpo. Ma la mia mente è vigile.
Cerco di respirare, e l’aria non riesce a gonfiare i polmoni. Mi sembra di impazzire. Provo a muovermi, e lentamente riesco a spostare le braccia, appena appena.
Un’idea agghiacciante affiora dal buio: forse mi hanno sepolto vivo!
Ma intorno a me sento qualcosa che riconosco: il traffico della mia città, che si muove, brontola e grida. Allora, forse mi sono sbagliato, sono solo in un’ambulanza, stordito e confuso dai farmaci.

Eppure quel lacerante dolore al petto mi ha ucciso, ne sono certo.
Ma lentamente, tutto perde di importanza. Tutto diventa irrilevante, lontano. Il terrore, la paura, i dubbi, stanno come evaporando dal mio essere, lasciandomi stranamente vuoto.
All’improvviso sento delle voci, vicine. E’ mia moglie che parla con Sandro. Cerco di ascoltare, ma le loro parole sono troppo assurde per essere vere. Sono parole da film giallo, non da vita reale. Eppure, per quanto inverosimili, spiegano ogni cosa, o quasi. E mi accorgo che, nonostante la sorpresa, nonostante l’assurdità, nonostante tutto, non scatenano in me nessuna emozione. L’unica cosa che provo è una strana e sconosciuta fame, nient’altro.
La macchina in cui mi hanno nascosto, finalmente rallenta, e il mio stomaco inizia a brontolare, al pensiero della loro carne fresca, infarcita dal peccato.
Tra poco mia moglie e il mio caro amico apriranno il bagagliaio, e io sono pronto a fare loro una bella sorpresa, per ringraziarli della pallottola che mi hanno regalato. Dritta nel cuore.

Andrea Galla