La Zingara

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Dopo il divorzio Arturo aveva una pessima opinione delle donne, pensava che la madre, con la quale era tornato a vivere, fosse l unica donna che avesse un cervello. Contrariamente, la vista di quella zingara sudicia lo disgustava, stava sempre nella stessa strada, la più breve per raggiungere casa. Quella notte desiderava rientrare prima possibile. Al diavolo quella megera! –pensò- con questa pioggia la vecchiaccia non ci sarà! Riparandosi col giubbotto cominciò a correre. La strada era deserta. Ormai mancavano pochi metri, quando da un vicolo buio sbucò improvvisamente lei. Arturo e la donna si scontrarono. Lui cadde in una pozzanghera, la vecchia finì contro il muro. Rialzandosi cominciò a imprecarle contro, la donna da terra farfugliava qualcosa tendendogli una mano. Temendo che quella mano dal buio riuscisse a toccarlo, ricominciò a correre verso casa.

Appena rientrato si era fatto un lungo bagno. Adesso poteva andare a dormire candidamente. Erano le nove quando suonarono alla porta. Arturo si alzò di malavoglia, la madre a quell'ora era già fuori casa. Quando aprì e vide la polizia pensò subito alla zingara. Era troppo buio, non aveva visto dove avesse urtato, ma poteva aver sbattuto la testa. Immaginò la scena, e vide la vecchia zingara sanguinante, sotto la pioggia, che gli chiedeva aiuto tendendogli la mano. Poteva essere morta? Ma chi poteva preoccuparsi per quella vecchia? In pochi secondi pensò a questo ed altro, poi uno dei poliziotti cominciò a parlare e disse: “Sua madre ha avuto un incidente. È deceduta da circa tre ore. Durante la notte deve essere scesa per gettare i rifiuti... sarà scivolata a causa della pioggia e ha battuto la testa... Mi dispiace molto”. Arturo rabbrividì. Rivide la scena di pochi secondi prima. Stavolta vide anche il volto della donna. Il volto di sua madre.

Dario Canino