Il Quarto dice...

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

"Ti odio".
"È l'ultima volta che dici una cosa del genere a tuo padre, adesso fila a letto e chiedi perdono a Dio per le tue parole"
Lei, dai suoi otto anni, lo guardava con aria di sfida.
"Ti odio" ripetè.
Prima che il padre potesse rispondere aveva già salito le scale e aveva sbattuto la porta della sua camera.
Anche lui salì le scale, indugiò qualche secondo davanti alla porta della camera della figlia, poi scosse la testa e apri quella della sua camera, si spogliò e si sdraiò sul letto.
In mano stringeva un rosario e mentre i minuti passavano le sue dita scorrevano meccanicamente i grani, decine e decine di preghiere per chiedere perdono.
Quando il pendolo in soggiorno batté la mezzanotte, prese il rosario e se lo infilò al collo.
Pregando sottovoce scese in garage, prese una vecchia sedia di legno e la portò nel giardino su retro della casa; pregando e chiedendo perdono cercò delle corde; poi improvvisamente le preghiere cessarono.

Prese del nastro adesivo, e cominciò a salire le scale, arrivò davanti alla camera della figlia, e aprì la porta questa volta senza esitazioni.
Dormiva, abbracciata al cuscino.
Lui si avvicinò piano, poi di scatto la imbavagliò con lo scotch e mentre lei tentava di urlare se la caricò sulle spalle e la portò in giardino.
Mentre la legava stretta ricominciò a bisbigliare una preghiera, quando due minuti più tardi la cospargeva di benzina quel bisbiglio era diventato un urlo.
"Il quarto dice... onora il padre e la madre"
Stringeva una scatola di fiammiferi nella mano sinistra, nella destra ne aveva uno acceso.
Continuò.
"e tu hai peccato... e per questo brucerai all'inferno".
Lasciò cadere il fiammifero e la guardò bruciare, intanto con la mano destra scorreva i grani del rosario, bisbigliando.

Claudio Silla