L'ultimo sgarbo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Il torpore del sonno stava lasciando il posto alla ragione della veglia, eppure c’era qualcosa di strano in quel risveglio. Il corpo ancora non voleva destarsi, le palpebre erano ancora troppo stanche per tentare di sollevarsi. Lentamente la coscienza tornava, e con essa le percezioni terrene. Il pugno a stringere il lenzuolo, sembrava fatto di seta.
L’aria era molto calda, un sentore di terra umida colpiva le mie narici. Non un rumore nelle mie orecchie. Il mio respiro sembrava riflettersi sulla faccia, avevo la sensazione opprimente di qualcosa che incombeva.
Il terrore cominciava a serpeggiarmi nelle vene, aprii gli occhi.
Ma era buio pesto.
Di scatto alzai un braccio, ma a metà corsa questo incontrò un ostacolo solido. Una parete mi sovrastava a pochi centimetri dalla testa, per tutta la mia lunghezza.
Ai lati, stessa cosa.
Il terrore diventava panico. Tentai di rivoltarmi, e di premere sulle pareti, ma non c’era spazio a sufficienza. Urlai al massimo delle mie possibilità, sentivo il suono rimbalzare fra le pareti circostanti e spegnersi con la speranza.

Sigillato in una bara!
Cominciavo a ricordare d’aver pestato i piedi al boss, ma perché non ritrovarmi con le scarpe di cemento a parlare coi pesci? Attanagliato dall’orrore cominciai a desiderare una morte più rapida, questa era peggiore dell’eternità all’inferno. Ricordai d’aver letto che la morte per soffocamento è morte lieve, mancando l’ossigeno si cade in una sorta di sonno senza scampo. Respirai più che potei nella speranza di consumare presto la riserva d’aria. Ma più respiravo, più mi sembrava di sentire un nuovo fiato fresco provenire da un angolo sopra la testa.
La mano arrivò fin lì.
Un cannello era stato collocato appositamente per non farmi morire subito.
“Maledetti!” fu l’ultima cosa che gridai.
L’ultima cosa che udii fu la mia pazza risata.

Federico De Carli

Federico De Carli nasce a Roma nel 1965. Informatico, ora libero professionista. Suona, studia, legge, scrive racconti di ambientazione horror, fantascientifica o surreale.