La Goccia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

GIORNALISTA: Metodi simili di tortura venivano utilizzati solo nel Medioevo: perché allora riprenderli?
BOIA: E' semplice. Oggi non si può vedere né la sofferenza, né la sua conseguenza più estrema. Tutti allora se ne vanno fieri, baldanzosi, credendo di essere eroi perché lottano per quelli che reputano grandi ideali. "Ribelli" si fanno chiamare...
Il sistema inizialmente li tollerava. Poi ci si accorse che erano troppi e che potevano realmente insorgere. Nonostante, poi, li eliminassimo il loro numero non diminuiva. I nostri psicologi riscontrarono la causa nel metodo di assassinio: veloce e indolore. Così il sistema optò per la tortura. Da allora i ribelli sono calati del 70%.
GIORNALISTA: Ma questo supplizio è orribile! Non si tratta solo di un tormento fisico, ma anche psicologico.

BOIA: Oh sì, la "goccia" è micidiale. La vittima, sdraiata su questo pannello, con le mani, i piedi e la nuca bloccati da anelli d'acciaio, non fa altro che aspettare la fine. E la goccia cade inesorabile sulla sua fronte. Quella "goccia acida". Che brucia. E scava.
Prima è il dolore della carne che porta alla disperazione. La paura massacra la ragione, e le persone iniziano a delirare in preda alla follia. Urlano, si contorcono in spasmi violenti; alcuni si spezzano le ossa nel tentativo di uccidersi prima che lo faccia la goccia. Poi, quando la goccia raggiunge la scatola cranica si calmano. Iniziano a pensare. E parlano con me chiedendomi il senso delle cose, quasi come s'io fossi un egregio filosofo. Io dico loro quel che vogliono sentirsi dire e loro mi osservano grati: divento allora il loro migliore amico. Io: il loro boia.
GIORNALISTA: Mi dica un'ultima cosa: lei non ha mai provato... pietà.
Questo voleva dire. Ma non fece a tempo: la goccia aveva raggiunto il suo cervello.

Martina Tosello