Canoni di bellezza

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Gli occhi di Susanna erano pieni di minuscole schegge. Fu la prima cosa che Marco notò dopo il terribile schianto dell'automobile contro il pilastro di cemento. Lui non era certo messo meglio: il volante, contorto come una rotella di liquirizia masticata, gli era penetrato nello sterno, deformandogli orribilmente il busto.
- Susannaaa, - mormorò. - Susan... - Una sensazione di mancanza nella bocca. Marco capì che nell'impatto si era mozzato la punta della lingua coi denti.
Susanna, molto lentamente, voltò il capo in direzione del ragazzo. La sua faccia era un hamburger. Solo gli occhi parevano essere scampati a quello scempio, eccezion fatta per le schegge di vetro che li ricoprivano come candidi cristalli di neve. Marco si chiese se la sua amata fosse ancora in grado di vedere. Quasi con indifferenza notò che il naso le penzolava vicino al labbro superiore - a ciò che ne rimaneva - sospeso ad un sottile filamento di pelle.
- Marco, - biascicò la ragazza, tentando di far fluire correttamente le parole da quell'apertura maciullata che un tempo era stata la sua bocca. - Come sto? - Susanna abbozzò un sorriso. Briciole di denti le luccicavano sul mento.
- Cazzo, Susi, - rispose Marco, quasi commosso. - Sei bellissima! Magnifica! - Agitò la mano animatamente per sottolineare quell'affermazione. Notò che gli mancavano tre dita.
- Tu non sei da meno... beh, allora cosa aspettiamo, amore mio, - ribatté Susanna. - Andiamo in centro? Ho fame. -
Sorrisero, complici.
I due morti viventi si trascinarono a stento fuori delle lamiere contorte. Si presero per mano, poi, perdendo pezzi, cominciarono a percorrere la strada che conduceva alla città buia, vagamente visibile in lontananza, avvolta da un'innaturale nebbia lattescente. Il maestoso scheletro di una città che un tempo, tanto tempo prima, era appartenuta ai vivi.

Luigi Musolino