I giorni dell'apocalisse

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Sono stato morso e so di non avere più molto tempo a disposizione prima di morire. Non voglio diventare uno di loro non posso permettere che accada ancora. La mia famiglia è stata devastata da questa maledizione, il mondo soccombe dinanzi ad essa e nessuno può o non vuole far nulla. Ricordo solo le parole di un sacerdote che un giorno leggendo il vangelo di Giovanni ai versi dell’apocalisse disse:
<< verrà il giorno in cui i morti cammineranno sulla terra >>.
Nessuno di noi credeva che quel giorno sarebbe arrivato così presto e nessuno di noi sapeva che quel giorno avrebbe segnato la fine della nostra esistenza. È così dunque che siamo destinati ad estinguerci? Morendo per poi risvegliarci dal sonno eterno divenendo creature affamate della nostra stessa carne? Perché?

Perché non un meteorite, una calamità naturale o qualunque altro flagello, il Signore ha voluto che si abbattesse su di noi? Perché tutto questo? Forse lo meritiamo. Preferisco credere così che non a un bizzarro gioco del male su una scacchiera dove siamo tutti pedine e si sa già chi sarà il vincitore. Però ora so come fermare questa distruzione ora so come evitare che altri possano subire il contagio, se altri ancora esistono al mondo. Le forze mi abbandonano ho trovato nello scantinato di questa abitazione una motosega, ho fissato i giri della catena al massimo ed ora è in moto dietro le mie spalle. Sento il rumore assordante della morte che ho deciso di procurarmi, ma non ho paura. Queste sono le ultime parole prima che lasci cadere il mio corpo all’indietro decapitandomi. Spero solo che la testa si stacchi dal corpo, soltanto così potrò avere la pace dopo la morte... Addio.

Nicola De Toro