Blues natalizio del bambino senza testa

Rimboccò le coperte al bambino e gli diede il bacio della buonanotte; era già tardi, aveva ancora tutti i regali da incartare ed era esausta.
"Mammina," la richiamò il figlio mentre lei stava uscendo dalla stanza, "mi fa tanto male la testa."
"Non è nulla," disse lei dolcemente, "dormi e ti passerà tutto. Domani... è una giornata importante." Strizzò l'occhio e chiuse la porta.
"Ma mammina..."
"Dormi, tesoro, passerà in fretta."
Scese al piano terra. Un albero già mezzo secco coperto da due file di lampadine stava illuminando ad intermittenza la stanza.
Lui ha mal di testa, ed io? Io sono a pezzi... si disse, ma come faccio a prepararli tutti stasera? A pezzi...
"Mammina..."
"Dormi, ti ho detto."
Mise su un tavolo carta e regali. Ne era disgustata; aveva comprato le cose più atroci trovate in giro, sperando di infastidire il più possibile quelli a qui erano destinati: l'unico modo per provare un po' di piacere a Natale. Il più atroce, un vaso dipinto, era per la cara, dolce e sensibile Grande Puttana, la madre di suo marito.

No, non è colpa di nessuno se è successo quello che è successo... l'importante è uscirne... essere forti... sì, però con il bambino sulle mie spalle, pensò.
C'era poi qualche regalo riciclato, per le persone più innocue, e qualcosa di carino per l'uomo con cui andava a letto ultimamente.
"Mammina..."
Sì, lo so, la testa... la testa...
Prese una pastiglia di Crimsonina giusto per rilassarsi, e si dedicò al primo pacchetto, ma si sentiva troppo appesantita: tensione nelle spalle, alla base del collo, nella nuca, fastidioso mal di schiena. Ingoiò un po' di Gravirez per togliere le infiammazioni e non sentire nulla, ma non poteva fare niente per fermare il fastidio che sentiva crescere ogni minuto, fino a trasformarsi in disgusto e rabbia. E la carta ormai logora usata troppe volte, lo scotch che rimaneva attaccato alle dita o che s'incollava nei posti sbagliati e per staccarlo si rovinava tutto... Perché Natale? Perché i regali? E perché tutti stasera?
Sentiva il nervoso bloccarle le mani. Si prese due compresse di Teriarina e tornò ai pacchi, nonostante l'odio che stava diventando feroce, il bruciore agli occhi e la voglia di distruggerli uno per uno. Sentirsi poi costretta a fare un regalo anche all'Immensa Puttana era la cosa che più la schifava in assoluto.
"Mammina, la testa mi scoppia tanto fa male."
"Aahh, basta, basta!" urlò verso l'altra stanza, "Sto facendo i pacchetti, non me ne frega niente della tua testa, devi piantarla. Piantala, piantala!" Si sfogò battendo i piedi a terra.
Mammina, mammina, la testa, la testa, m'esplode la testa...
"Sei tu che mi stai facendo esplodere la testa..."
La testa... dio... dovrebbe esserci qualche goccia di Dotinina, il dottore mi ha fatto giurare di prenderle solo in caso d'urgenza... ma questa è un'urgenza...
Sentiva il cervello coperto da uno strato sempre più spesso di ragnatele e polvere, addormentato ed immobilizzato, schiacciato da quintali di doni natalizi che imploravano d'essere incartati.
Dio che stanchezza... ma perché questa carta maledetta non vuole rimanere piegata... ma non... NO NO NO...
Le dita tremavano e non le rispondevano, i pacchetti venivano da schifo. Dopo essersi accanita con la confezione di un piatto perse il controllo ed iniziò a tempestarla di pugni, mandandola in pezzi. Si lasciò cadere su una sedia, con la testa tra le mani.
No, non... non ce la faccio. Queste... queste forse mi faranno tornare lucida... pensò agitando il tubetto, servono per non aver fame... magari, un paio...
"Mammina..."
"NO, non dirlo, non dirlo!"
Ma perché nessuno se lo porta via? Caro Babbo Natale, ti prego, sono stata buona quest'anno, non voglio regali, ti chiedo solo di far sparire mio figlio... mandalo da suo padre, annegali tutti e due...
Ingoiò un paio di pastiglie ed iniziò a sentirsi meglio, ma le dita fuori controllo non erano neanche in grado di srotolare il tubo della carta. Senza nemmeno rendersene conto lo afferrò con entrambe le mani e lo usò come mazza per annientare il regalo della Smisurata Puttana: migliaia di frammenti di paesaggi natalizi volarono per la stanza, accompagnati dal suo urlo rabbioso. Distrutto il primo si gettò sugli altri regali e si mise a scagliarli ovunque, finché:
"Mammina, la testa fa malissimo."
"Sì, arriva la mammina, bambino mio, sta arrivando."
Si diresse urlando verso l'armadietto delle medicine, ne tirò fuori decine di pastiglie e corse in camera del figlio. Gli aprì la bocca con violenza e ci rovesciò dentro tutto quello che teneva in mano, poi la richiuse e lui ingoiò.
"Adesso, adesso dormirai, vero? Dormirai!"
Ma lui stava già dormendo.
Nonostante l'eccitazione per l'arrivo di Babbo Natale, per i regali da scartare la mattina dopo, per i giocattoli aspettati da mesi...
Era sprofondato nel sonno appena appoggiata la testa al cuscino, ore prima, e stava sognando, come fanno i bambini nella notte di Natale.
Lei uscì dalla cameretta, respirando a fatica, tremando esausta; appena chiuse la porta:
"Mammina, la testa mi fa male."
Tornò dentro, saltò sul corpo del bambino, a cavalcioni su di lui gli afferrò la testa tra le mani e si mise a tirare, e tirò finché non sentì un colpo secco, uno strappo, schizzi caldi sul volto; tirò finché non le rimase in mano.

 

Il vaso era disintegrato ma la confezione si poteva ancora salvare: la sistemò come meglio poté e ci mise dentro la testa. L'avvolse nella carta migliore che aveva in casa, aggiunse un fiocco gigantesco e portò il pacco sotto l'albero. Poi andò a dormire e si addormentò subito.

Matteo Lepori