Io sono nessuno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Io sono nessuno. Il mio nome si è perso nella polvere di questa stanza. Nessuno mi ricorda. Non ho amici. Non ne ho mai avuti. Ho passato gran parte della mia vita come un fantasma, invisibile agli occhi delle persone che incontravo camminando per strada. Ora non esco più. Sono rinchiuso fra queste quattro mura. La porta è chiusa ma io posso aprirla quando voglio. Lo faccio la notte fonda, per cercare del cibo fra gli avanzi lasciati dalle persone che abitano con me. La mia famiglia. Io non sono nessuno. Sono rumore nella notte, infissi che scricchiolano. Non esisto. E molte volte ho fame. Tanta fame da mangiare le unghie che crescono lunghe e senza cura, tanta fame da mangiare i capelli che perdo copiosi, la polvere e la forfora, tanta fame da mordere le braccia e succhiare nella carne viva.
Questa notte ho sentito odore di sugo, pasta al sugo. La saliva mi cola sulla barba e sugli stracci.

Ho girato la maniglia senza rumore, tradito dai piedi che si appiccicano sul pavimento e dalle ossa che scricchiolano. Un fantasma! Fisso davanti allo specchio nel corridoio ho guardato nelle mie occhiaie, nei segni sul viso, nella lanugine incolta e crespa, nei pochi capelli rimasti e annodati, nella schiena deforme e nello stomaco che urla. Zitto, zitto! Ho aperto il frigo e le credenze e non ho trovato di meglio da fare che ferirmi alle braccia. Eppure fiuto nell'aria un odore intenso di pasta appena scolata, di pecorino e pomodoro rosso. Come un cane rabbioso ho seguito l'odore lungo il corridoio che non esploravo da anni. Ecco, finalmente, è qui, in questa camera. Una donna dorme russando e il suo respiro mi attrae. Ecco il mio pasto. Un piatto di pastasciutta.
Ho banchettato fino alla nausea.

Pancrazio Antonio Conte