L'assedio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Credo di potermi ritenere un ragazzo sfortunato. Sono chiuso nella mia stanza da più di dieci ore, assediato dalla persona che più al mondo odio: mia madre. Si trova proprio fuori dalla mia porta e continua a sbattere e a raschiare con le unghie, non è in grado di inventarsi un metodo più efficace per entrare semplicemente perché è morta da quindici giorni.
Forse conviene fare un piccolo passo indietro per chiarire. Mia madre è (era) la madre più assillante del secolo. Fin dalla nascita mi ha sempre coccolato e protetto in maniera esagerata; con la scuola la situazione è peggiorata: controlli continui, compiti e rimproveri. Quando sono cresciuto a tal punto da voler uscire con i miei amici il rapporto tra noi è diventato insostenibile a causa dei suoi continui divieti.

Il suo comportamento inqualificabile durante i miei primi quindici anni di vita mi ha portato a covare un pesante odio nei suoi confronti. Insomma, quando, due settimane fa, è rimasta vittima di un banale incidente domestico (è caduta dalle scale rompendosi il collo) le mie lacrime sono state soltanto una copertura, ammetto di essermi sentito finalmente libero.
Ma veniamo alla parte più incredibile della mia storia. Da qualche giorno nella nostra città diverse persone dichiarano terrorizzate di aver incontrato parenti e amici morti da tempo. Zombi! Le autorità non hanno preso in considerazione la cosa e il fenomeno sta dilagando. Dieci ore fa ne ho avuto la conferma: aprendo la porta di casa sono stato assalito dal cadavere putrescente di mia madre. Sono corso in camera mia e mi sono chiuso dentro.
Sembra che per uccidere definitivamente questi esseri sia necessario staccargli la testa dal corpo. Ho preso una vecchia spada arrugginita e sono pronto ad aprire la porta e ad uccidere mia madre... per la seconda volta!

Gabriele Farina