Il bombarolo

Scott osservava il suo lavoro. Gli era riuscito davvero bene. Lo scivolo dei bambini pareva non si fosse mai mosso dal parco giochi.
“Perfetto” sibilò tra i denti. Aveva impiegato un’ora sola per rimontarlo, parte colorata dopo parte colorata, quegli scivoli per i bambini più piccoli con la rampa di salita di pochi gradini e la base della struttura a forma di casetta. Da un lato c’era anche una porticina, se mai le femminucce intendessero entrarci per cucinare qualcosa con foglie, erba e rametti trovati lì intorno.
La luna risplendeva sulle altalene metalliche ma Scott non se ne preoccupava. A lui interessava soltanto il suo nuovo scherzo, il suo scivolo.
Da piccolo aveva sempre amato compiere dispetti alle maestre e alle mamme dei coetanei. Topi morti nelle borsette, merde di cane ancora calde avvolte in fazzoletti di carta e appoggiati sul cofano delle auto. Una volta aveva atteso la covata di pulcini nel pollaio del nonno, si era sapientemente informato sui giorni di schiusa e aveva rubato le uova, spiaccicandole poi sul cofano delle auto parcheggiate davanti al supermarket. I padroni delle vetture si erano trovati pulcini spappolati e in via di ultimazione tra gusci bianchicci di uova.
Poi era passato agli ordigni.

Il primo lo aveva confezionato dentro il tubo di un ombrellone da mare, uno dei tanti che corrono in fila sulle spiagge di tutto il mondo, allineati e disciplinati come soldati. Aveva fatto saltare via la mano ad un bagnino.
Ma la botta più divertente che aveva provocato era stata la mini bomba nascosta in un ovulo di plastica degli ovetti di cioccolato, quelli che contengono sempre la sorpresa che meno si desidera. Ovviamente l’aveva trovata un bambino. Ed era quasi morto.
Ma questa volta intendeva fare le cose in grande.
Si avvicinò allo scivolo e sbirciò dalla porta della casetta. La cassa metallica era lì, immobile come un sarcofago. Era stato necessario smontare lo scivolo, piazzare la bomba e ricostruirci il tutto sopra. La porticina era troppo stretta e non ci passava. Disdetta! Be, ovviamente era stata progettata per farci entrare i marmocchi e non le bombe atomiche.
Si era stupito di quanto fosse semplice costruire una bomba atomica. Il difficile era stato procurarsi il plutonio ma se si conoscono i rivenditori giusti... ci si può procurare diversi chili di materiale radioattivo senza dare troppo nell’occhio. Pagamento anticipato e bocche cucite, questo era il segreto. Successivamente aveva isolato il plutonio in due bocce di metallo cave, poi le aveva collegate a dell’esplosivo ed ecco... bella e pronta una bomba atomica. Non sapeva la portata in megatoni né il raggio di esplosione, ma quelli erano dettagli trascurabili.
Richiuse la porta della casetta-scivolo e si allontanò. La notte era densa e umida.
Mancavano ancora diverse ore prima che il timer di detonazione svolgesse il suo compito. Lo aveva impostato per le 16:00. A quell’ora il parco giochi era affollatissimo e i bambini avrebbero preso d’assedio lo scivolo colorato. Il suo scivolo.
Diede una rapida occhiata nel circondario. I dondoli a forma di animali della fattoria lo guardavano imbambolati, senza senno. Lo scivolo più alto, destinato ad un pubblico più grande e scalmanato, pareva uno scheletro di qualche macchina da guerra futuristica, perso com’era in fondo al parco giochi e semi sommerso nell’oscurità.
Scott si stiracchiò, poi consultò l’orologio. Erano le 03:38 di una meravigliosa mattinata di maggio. Sarebbe rimasto ancora un po’ al parco, a gustarsi quell’incantevole scivolo colorato e il suo segreto racchiuso all’interno.
Poi si sarebbe fatto ancora un panino e un paio di birre prima dei fuochi artificiali.

Marco Cattarulla