Stamattina

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Stamattina sono uscito molto presto a passeggiare per le vie della città.
In strada c’era silenzio, aria fresca, una luce molto chiara. Mi sentivo allegro.
Il primo uomo che ho incontrato camminava lento, un lembo di pelle gli penzolava dalla guancia. E’ passato oltre senza vedermi.
Inquieto ho ripreso il cammino.
Il secondo uomo che ho incontrato barcollava trascinandosi dietro una ventiquattr’ore sfasciata. La terza era una donna, seminuda con gli occhi infossati. Il colore verdastro della putrefazione le tingeva il viso inespressivo.
Un turbine di giornali ha avvolto un’auto abbandonata.
Tendoni di negozi pendevano strappati.
Tutto attorno a me era morto, anche se al principio, chissà come, non l’avevo notato.
Ho cercato di correre via, ma ho scoperto con terrore che non ci riuscivo. Le mie gambe erano come affondate nel fango.
Come in un sogno quando hai paura.

“Un sogno” ho pensato “E’ certamente un sogno.”

Ho camminato per ore ormai. Non ho incontrato nessun altro vivo a parte me. Di loro invece ne ho incontrati a centinaia. Caracollano per le vie, vagano senza andare in nessun posto.
Al principio li scrutavo dagli angoli più bui, perchè ero certo che mi avrebbero aggredito se si fossero accorti di me. Ma non lo fanno.
E’ tutto così strano. Alieno.
Non riesco a pensare, a ricordare.
Non riesco a svegliarmi, né a correre nonostante il sogno non sia più spaventoso.
Mi sto abituando a loro. Li ignoro, come loro ignorano me e si ignorano a vicenda.
Per caso scorgo il mio riflesso in una delle poche vetrine ancora integre...

... e l’orrore dissipa l’illusione che sia tutto un sogno.
Ora capisco perché mi ignorano e perché stamattina non mi ero accorto di nulla.
Non era la paura ad impedirmi di correre.
Semplicemente, nessuno di noi può farlo.

Massimiliano Prandini