Tra mezzogiorno e le tre

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Mezzogiorno, fine settembre. La spiaggia è deserta. In mezzo alla sabbia solo vecchi giornali, mozziconi di sigarette e un cartello semisepolto.
Sdraiato sul bagnasciuga, Marco non si è messo la crema solare. Sa che si scotterà, anche se l’estate è finita. La pelle infatti gli pizzica già, ma l’acqua è fresca e non ha intenzione di alzarsi. Per una volta vuole godersi il mare senza nessuno che lo disturbi. Niente suonerie di cellulari, grida di bambini o radio a tutto volume, solo la risacca che lo culla.
Non fosse per quel fastidioso prurito che aumenta sempre di più!
Ben presto anche gli insetti gli solleticano la pelle, attirati dal sudore. Prova a scacciarli con la mano, però non se ne vanno. Apre gli occhi e scopre che una dozzina di granchietti gli camminano sulle gambe e il torace. Infastidito, si alza e se li scrolla di dosso. Raccoglie le sue cose e fa per andarsene, quando una fitta improvvisa sulla spalla dove ha appoggiato l’asciugamano lo fa piegare dal dolore.

Cade a terra. I granchi adesso sono centinaia e sempre più grandi, alcuni quasi quanto la sua mano. Non si limitano a pizzicarlo, gli staccano brandelli di carne. Quelli più piccoli gli si annidano nell’ombellico, nel naso e nell’orecchie. Marco urla e alcuni gli entrano in bocca. Tentando di rialzarsi, si gira verso il mare. Vede centinaia di chele che emergono dalla schiuma e si fanno sempre più vicine. Un granchio gli afferra i testicoli attraverso il costume, altri ci si infilano sotto. Con la lingua recisa, Marco non può più urlare.
Le tre di un pomeriggio di settembre. In mezzo alla sabbia solo vecchi giornali, mozziconi di sigarette e un cartello semisepolto. La scritta “zona contaminata, non avvicinarsi all’acqua” si legge appena.

Biancamaria Massaro