Fuori pasto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

<<Mmmh! Sono indubbiamente i più saporiti!>>
L'uomo col camice bianco si portò nuovamente il cucchiaino alla bocca, gli occhi socchiusi e un leggero sorriso sul volto estasiato, mentre si concedeva l'ennesimo assaggio di quella che considerava una vera prelibatezza.
La stanza d'ospedale appariva più grigia del solito, e il letto dove egli sedeva sembrava più vecchio e scalcino che mai. Il neon sopra la sua testa lampeggiava affannosamente, sopperendo a stento alla mancanza di luce naturale, e il sudiciume sulle pareti sembrava apparire e scomparire, ora rivelato da un pallido barlume, ora fagocitato dalle ombre.
Il giovane medico, in quel momento, transitava nel corridoio in cerca dell'ascensore più vicino. Mentre esaminava la cartella del suo ultimo paziente, pensava a quanto fosse felice che il suo turno fosse finalmente finito. Sarebbe tornato subito a casa, dove una bella doccia avrebbe lavato via tutti i casini di quella maledetta giornata, avrebbe cenato con la sua lei e poi probabilmente avrebbero fatto l'amore, o almeno lo sperava.
Speranze...

La prima cosa che vide quando passò davanti alla stanza fu la grossa macchia di sangue sulla parete, alla sinistra di quello che sarebbe dovuto essere un suo collega. La chiazza purpurea era un vero e proprio schizzo, la cui raggiera si estendeva dal basso verso l'alto, coprendo quasi tutto il muro.
Il pavimento era cosparso di liquido vascolare, il cui riflesso si accendeva all'unisono con la luce difettosa della stanza, e le gambe della donna giacevano sulla pozza, che si incanalava tra le mattonelle consumate creando macabri disegni vermigli.
Il viso del giovane era pietrificato dal terrore.
Lei aveva una sessantina d'anni, magra; ciò che ne rimaneva era un cadavere insanguinato, un volto deformato dall'orrore.
Il cranio scoperchiato.
Il cucchiaino vi affondò nuovamente.
<<Aaah! Quelli col tumore... sono i migliori!>>

Andrea Manconi