Il risveglio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

... Cannella, cannella, doveva essere sicuramente cannella quella che le stava entrando di prepotenza nelle narici... sì sì, doveva essere proprio cannella.. poi tre gocce umide. Sulla fronte. Doveva essere sicuramente il fresco mazzo di violette, quello nel vaso poggiato sulla mensola sopra il suo letto a gocciarle sulla fronte... quelle gocce le inumidirono gli occhi... decise che era tardi, e intorpidita dal sonno e dall’odore di cannella, decise di alzarsi... aprì gli occhi.. ma anziché essere umidi di gocce di rugiada erano impastati... impastati, impastati tutti di sangue... il sangue le scorreva dalla fronte agli occhi mostrandole il suo mondo attraverso un denso e rosso velo... improvvisamente qualcosa nella sua testa, forte, iniziò a dolerle, e per il dolore tutto il suo corpo rimaneva inerme, totalmente arreso all’angoscia.

La sua camera: una mano scheletrica alla finestra sfiorò il vetro della sua finestra... e subito scomparve... doveva essersi sbagliata, il sangue le impediva di mettere a fuoco... ma le viole, erano le viole a trasudare sangue... e d’improvviso tentò di muoversi ma i piedi, i piedi non le venivano via... sgranò gli occhi... erano un tutt’uno col letto... e il letto era viscido, viscido, stranamente viscido. “Oh Cristo!”, vermi vermi, solo vermi che le si strusciavano sopra... tentò di urlare con forza, con tutta la sua forza, ma d’improvviso quella mano scheletrica le uscì fuori dalla bocca, indicandole la sua immagine dall’altra parte dello specchio... e lì tutto era normale... era tutto solo un’incubo, doveva svegliarsi... e cacciò la voce sulla spinta della disperazione... si svegliò... di colpo... un’incubo, un’incubo. Doveva essere stato solo tutto un assurdo incubo... poi... cannella, cannella, doveva essere sicuramente cannella quella che le stava entrando di prepotenza nelle narici...

Valentina Vellucci