Luna piena

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Mai mi è sembrata così luminosa la luna piena tra tutte le notti che l'ho scrutata. Il suo bagliore cade fitto tra gli alberi mentre un leggero venticello agita i loro rami. Tutto immerso in uno straziante silenzio. E' un'ottima notte per cacciare. Stavolta cerco qualcosa di grosso, che mi sazi del tutto. Stare ore ad aspettare la preda, fin quando cominci a sentirne i passi che s'infiltrano nel bosco è qualcosa di molto piacevole. Eccola qui finalmente. E' tutta sola, spaventata da ogni rumore, che cerca disperatamente un'uscita dal labirinto d'alberi. Adoro far sentire alle mie prede la mia presenza prima di attaccare, così che si rendano conto che fine stanno per fare. Mi avvicino lentamente alla creatura, arrivo ad un passo da lei senza il minimo fruscio. Sono proprio dietro di lei. Sento l'odore della paura che esce dal suo corpo, che entra nelle mie narici.

All'improvviso la povera creatura si gira, mi guarda, e tenta una disperata fuga. Questa è la parte migliore della caccia, quando la preda corre, cerca di scappare dal suo imminente destino che l'ha portata qui, da me. A questo punto la inseguo, ma non faccio sentire la mia presenza; voglio che si senta salva, che pensi sia scampata per un pelo, che provi felicità per essere sopravvissuta. La preda, stanca della corsa, si rinfresca nel fiumiciattolo accanto. Ecco il momento. Mi avvicino a lei, sempre lentamente, fin quando non le sono dietro. Lei, tranquilla, si gira, apre gli occhi e incontra i miei. Subito da quegli occhi esce il terrore scomparso qualche attimo prima. Gli do il tempo solo di guardarmi, poi tutto è finito. La mia preda è distesa agonizzante a terra. Finalmente dopo tanto tempo mangio qualcosa di decente. L'uomo, infatti, è la mia pietanza preferita...

Stefano Gurciullo