Il profumo della vita

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

“Mi circondo di profumi. Non resterei mai senza. Sono un uomo e mi piacciono i profumi forti, intensi. Non per questo sono effeminato. Ne ho sempre sottomano diverse boccette. Anche se non li indosso, amo sentire l’effluvio che si spande per la stanza. Invadente fino a stordirmi. Qualcuno mi crede matto. Non importa. Se mi comporto così, c’è un motivo. Anche se mi guardo bene dal rivelarlo. Tanto la gente non mi capirebbe!
Mi aggiro per la stanza e faccio fare festa al mio naso. Mughetto, rosa canina, ciclamino: profumi naturali. Lascio che attraverso le narici raggiungano il cervello. Credo nel loro benefico effetto. Vivo solo. Ma preferisco. Non potrei mai sopportare una donna che volesse impormi le sue scelte in fatto di profumazione. Oltre a considerare che le femmine, in certe circostanze, emanano olezzi non proprio gradevoli.
Questa sera, la trascorrerò annusando lavanda. Ottimo per creare pensieri di tranquillità e favorire un buon sonno. Fuori si sta preparando un temporale. Il vento fischia tra le imposte.

Ma la cosa non mi riguarda. Chiuso qua dentro non temo nulla.”
Questi i pensieri di un vecchio solitario - uno strano tipo di ipocondriaco e monomaniaco – annidatisi nel suo cervello da quando, in un polveroso libro di stregoneria, aveva letto che la morte si preannunzia agli uomini attraverso il naso. Con un odore pungente di terra bagnata e foglie sfatte. Bastava che questo odore non arrivasse mai al suo naso e il gioco era fatto. La morte era gabbata! Questo il suo ingenuo ragionamento. Quella sera la furia del vento spalancò di colpo la finestra, spandendo nell’aria un forte odore di terra bagnata e foglie decomposte. Un uomo normale si sarebbe un po’ spaventato e avrebbe chiuso subito la finestra. Lui, invece, morì!

Ugo Perugini