Calore

Il rogo devasta e inghiotte l'edificio dall'interno, provocando il crollo di tutto ciò che tocca.
Scendo dalla macchina e mi avvicino fin dove me lo consentono i vigili del fuoco, abbastanza da sentire l'enorme calore vibrare nell'aria; rapita, osservo la deliziosa opera di distruzione, l'edificio che viene stuprato dalle fiamme, desiderando di essere consumata anche io così, di venir ridotta a un mucchietto di cenere e pietrisco.
Consumata dal fuoco. Da un uomo. Da un desiderio tanto forte da sventrarmi, bruciarmi, divorarmi.
-Calore- sussurro, e quello che pronuncio è al tempo stesso una preghiera e una supplica.

 

L'altro giorno, a cena con un'amica, comincio a parlarle del calore, delle sensazioni che mi fa provare, dell'uomo che me l'ha messo addosso; ma lei, scuotendo la testa mi dice:
-Non so di che parli, non ho mai provato quel genere di sensazioni, sei sicura di sentirti bene?...-
Sono ancora esterefatta dalle sue parole; è come se mi avesse confidato di essere daltonica, di non poter vedere le ricche sfumature del cremisi, del viola o dell'indaco, o i colori dell'ambra e della giada, ma solo una monotona serie di sfumature del grigio.

 

Il calore... come è possibile vivere senza provare questa incredibile sensazione di entrare in contatto con qualche cosa di vivo e di elettrizzante, o di essersi incautamente iniettati una droga in parte allucinogena, in parte velenosa.
La mente divaga. Il corpo langue, ma non cade perché viene sostenuto dalla lussuria che comincia a scorrere nelle vene e a dare tono ai muscoli, scatenando le sinapsi in una frenesia simile a una raffica di orgasmi, mentre il fuoco si espande dal ventre e scende verso le cosce, che iniziano a schiudersi come le valve di un mollusco, nell’atto del respirare.

 

E' molto tempo che il mio corpo non brucia più, sento che il mio cuore sta iniziando a congelarsi, mi sto rinsecchendo, sono arida e fredda, piena di dolori; inutile guardare gli uomini che mi passano accanto: sono dozzine, centinaia, di ogni forma e stazza, più o meno belli, ma so già che i loro sessi non saprebbero risvegliare in me altro che frustrazione e sofferenza.

 

Il mio desiderio è per ciò che ho provato in passato, quel calore impetuoso che distrugge, consuma l'anima e scioglie il cuore fino a renderlo liquido e farlo scorrere in onde scarlatte e bollenti verso il basso, a concentrarsi nel mio sesso, il mio cuore di femmina.

 

Ultimamente sogno il fuoco che prende le sembianze di un uomo; si cala su di me fiammeggiante e impetuso, ruggendo e serrandomi tra le braccia per baciarmi: poi mi sveglio e mi ritrovo sola nel mio letto.
Sento, dall'altra stanza in fondo al corridoio, il rumore delle tue dita che battono incessanti sulla tastiera; l'austero e celebre artista sta scrivendo, sta creando il suo ultimo capolavoro.

 

Dio mio, come siamo arrivati a questo punto? Come siamo potuti diventare così freddi, noi che ardevamo? Il calore io l'ho scoperto con te, fummo presi da un furioso desiderio appena ci vedemmo, tanto da restare inceneriti dall'improvvisa vampata, che ci fece abbandonare il lavoro e gli amici, per ritirarci dal mondo esterno e chiuderci in un universo di nostra creazione.
Fu allora che tu ti allontanasti da me, dicendo che lo scrivere era incompatibile con questa passione che ti toglieva lucidità, che il sesso estremo che io volevo da te ci trasportava in zone d'ombra di pericolo fisico e psichico, che era un nemico della tua arte.
Così io cominciai a seguire le autobotti dei vigili del fuoco e a desiderare le carezze delle fiamme.

 

Stanotte ti vengo a trovare nella stanza-studio, sei sempre lì, davanti al tuo Apple, anche se è notte tarda:
-Oggi è successa una cosa stranissima- racconto, guardandoti negli occhi - ho rimorchiato un uomo, in un bar, siamo andati in un motel, abbiamo scopato, e non riuscivo neanche a ricordarmi il suo nome; non gli ho neppure chiesto di usare il profilattico, volevo avere dentro ancora il suo seme quando fossi tornata da te-
Tu mi guardi, assente e poi:
-Se pensi di eccitarmi o ingelosirmi o farmi incazzare con la tua promiscuità ti sbagli, mi dai solo il voltastomaco-

 

Mi appoggio allo stipite, strofinandoci contro un fianco in modo da far risalire la gonna del mio vestito di pelle nera, che è già corta: ti accorgi che non ho gli slip e il tuo sguardo si fa cupo, lo so che vorresti allungare una mano, ne sono sicura; invece chini di nuovo la testa sul computer e dici:
-Basta me ne vado, è finita davvero, esci da questa stanza-
Io mi avvicino rapida alla scrivania, ti vengo accanto e poso una mano avida sul tuo sesso eccitato: ne sento il calore attraverso i pantaloni, e quel calore si trasmette a me, mentre onde rosse di desiderio mi passano davanti agli occhi.
Ma tu scosti la mano, con impazienza, e ripeti:- vattene-.
-D'accordo, me ne vado, ma mi desiderererai tanto da non riuscire più a scrivere, questa notte. M'immaginerai tra le braccia di quello sconosciuto e mi vorrai a tal punto da volermi uccidere...-
Rimango stupita da quello che ho detto, ho pronunciato un incantesimo, una fattura, a cui tu non dai ascolto e continui:
- Domani, me ne andrò domani, dopo aver dormito qualche ora...-

 

Una volta il nostro amore bruciava con feroce intensità, come può un uomo preferire una nuova musa, una nuova amante a una cosa tanto grande?
Come fai ad essere così freddo, glaciale, intollerabile?
Allora, verso la mattina, mentre tu russi, hai bevuto per avere il coraggio di lasciarmi, ritorno nella tua stanza , cospargo di benzina i manoscritti, i libri e i giornali che giacciono sparpagliati in giro, poi indietreggio di un passo, accendo un fiammifero e lo getto a terra.
Subito le fiamme si ergono maestose dal pavimento, tu ti svegli, balzi in piedi urlando e mi vedi per un istante, prima che io ti chiuda la porta in faccia.
Avverto i tuoi colpi e il calore che mi sta investendo, le tue grida, forse il mio nome; allora mi ritraggo e spalanco la porta: all'interno della fornace c'è un uomo fatto di fiamme turbinanti, una trottola incendiata e impazzita; osservo il terribile spettacolo, il ballo agonizzante e mi rendo conto che dentro di me sento ancora il ghiaccio.
Capisco che in questo mondo nulla potrà più scaldarmi.
Tranne le fiamme.
Non riesco a sopportare il freddo un istante di più.
Mi lancio oltre la soglia della stanza e mi getto tra le braccia dell'uomo fatto di fuoco.
Lo voglio sentire dentro di me.
Ora.

 

Nota dell'autrice
Ringrazio Lucy Taylor, che con i suoi scritti Horror (Hot Blood, Deadly After Dark), mi ha ispirato questo racconto.

Enrica Duce