VW Transporter

Apparentemente illesi dopo l'incidente Luca ed Alessia escono dall'abitacolo della macchina e vagano a lungo per la campagna deserta prima di imbattersi in quella taverna.
Solo un antiquato pulmino Volkswagen Transporter color verde bottiglia, di quelli con la grossa W cromata sul muso, è parcheggiato sul piazzale antistante.
- Con un trabiccolo del genere - dice Luca - i miei vecchi, ai tempi del loro fidanzamento, si recarono a Woodstock.
All'interno del locale l'unico avventore, evidentemente il proprietario del pulmino, è uno strano tipo con i capelli tutti arruffati ed una tuta da meccanico. E' così concentrato a giocare una partita a flipper che all'ingresso dei ragazzi nemmeno si volta.
L'oste, dietro il bancone, è intento ad asciugare bicchieri che poi ripone sulle mensole a formare piramidi.
Una radiolina a transistors sta mandando musica in sordina.
Luca spiega all'oste dell'incidente. - Dritti contro un albero - dice.
- Lasciatemi finire quest'accidente di partita e vado a dare un'occhiata - dice il meccanico sempre senza voltarsi verso di loro.
Dopo che il meccanico, terminata la partita, è uscito i due ragazzi si fanno servire due piatti caldi.
Luca addenta il primo boccone, mastica per un po' e storce la bocca.
- Aspetta! - dice. - Ha un sapore strano.
Alessia, rimasta con la forchetta a mezz'aria e la bocca già un po' aperta, allontana con gesto sconsolato il piatto da sè.
- E' destino - dice, - oggi tutto deve avere un sapore strano.
L'oste si dirige verso di loro ed ispeziona i piatti intatti grattandosi il mento.
- Deve essere stata una gran bella botta - dice - se la paura vi ha chiuso a tal punto lo stomaco da non accettare le mie lenticchie.
- Guardi che quasi non ce ne siamo accorti - risponde Luca piccato.
- Oh tu non di certo! - dice Alessia. - Se invece di tenere gli occhi incollati alle mie gambe avessi guardato la strada...
Il rumore di un motore in avvicinamento e lo sbattere di una portiera.

- Il nostro meccanico che torna - dice l'oste.
Subito dopo l'uomo con la tuta entra.
Allo sguardo interrogativo di Luca risponde eloquentemente sbuffando e tamponandosi il sudore con un fazzoletto tutto sporco di grasso. Poi si dirige al bancone dove l'oste gli serve un boccale di birra.
- Gran bella botta! - dice dopo essersi dissetato. - La macchina è ridotta ad un rottame. Ora ragazzi tocca a voi decidere il da farsi.
- Mio padre mi ucciderà - dice Luca rivolto ad Alessia. Ha la voce atona.
- Ora non farla tragica - lo esorta Alessia.
- La sua macchina... un rottame! Questa volta mi uccide - ripete Luca, gli occhi sempre fissi nel vuoto.
- Perché non uscite a prendere una boccata d'aria? - suggerisce l'oste. - Il fresco vi schiarirà le idee.
Di fuori un freddo pungente li accoglie. Alessia serra le mani attorno al bavero del cappotto. La campagna è immobile. In lontananza un pennacchio scuro di fumo sale lento verso il cielo nel punto dove la macchina è andata a schiantarsi.
Luca si accende una sigaretta ma dopo due tiri la getta via. Ha un sapore strano.
Alessia gli si avvicina. Sotto il cappotto il suo corpo è scosso da leggeri tremiti. Luca respira per un attimo l'alito di lei che si condensa ad ogni respiro: sa di vaniglia.
- Ho bisogno di baciarti Alessia - dice. - E' quasi una necessità, mi sento terribilmente a terra.
Si abbracciano con tenerezza, poi sempre con maggiore foga. Le loro labbra si cercano, si uniscono...
Alessia lo respinge bruscamente e retrocede di alcuni passi. Si passa il dorso della mano sulla bocca come a volerla pulire. Sta guardando il ragazzo con occhi spauriti, pieni di sbigottimento. Ed ansima. Ansima come se lui avesse cercato di prenderla con la forza.
- Alessia! Cosa diavolo ti prende!
- Cosa ci sta succedendo Luca - dice con un filo di voce. - Io... Io non ho provato nulla. Nulla, capisci? Era come se ti vedessi mentre mi baciavi... Ero fuori di me... e vedevo tu che mi baciavi...
- Non essere sciocca! Forse nell'impatto hai battuto la testa, ed ora...
Da lontano giunge sino a loro, selvaggio e triste, il canto di un gallo. Quel suono rimane a lungo sospeso nell'aria come un richiamo disperato e beffardo.
I ragazzi restano a guardarsi negli occhi senza trovare parole da dire sino a quando la porta della locanda che si apre li distoglie.
Esce il meccanico e gli si fa incontro.
- Salite sul mio furgone ragazzi. Temo proprio che dovrò accompagnarvi io.
Luca ed Alessia si guardano nuovamente senza parlare. Aprono la portiera e salgono.
Per un po' viaggiano cullati dal cigolio degli ammortizzatori.
La campagna, oltre i cristalli sporchi, è ancora più squallida e deprimente.
- State pensando che questo è un vecchio macinino, vero? - dice il meccanico. - In effetti è un modello del 56. Finora però ha fatto sempre il suo dovere.
- Vi capita spesso di trasportare persone? - chiede Alessia.
- Molto di frequente. Soprattutto ragazzi come voi.
Ai ragazzi è parso di sentire come una nota triste nella sua voce.
- Guardi che io ho capito tutto - dice Alessia.
Il meccanico tira il freno a mano alzando un nuvolone di polvere.
- E cosa di preciso hai capito signorina? - dice. Con la faccia sporca di grasso ed i capelli stopposi è davvero buffo a vedersi.
- Già, cosa hai capito? - rincara Luca.
- Oh Luca! Possibile che tu debba arrivare sempre in ritardo alle soluzioni? E poi smettila di ripetere che tuo padre ti ucciderà. Allo stato attuale delle cose nessuno è più in grado di ucciderti, lo capisci?
Rivolta nuovamente al meccanico prosegue:
- Ho capito che voi non ci state trasportando. O almeno non è questo il termine esatto. Il termine esatto è... traghettando? Sì! Voi ci state traghettando, o sbaglio signor... Caronte?
Un breve silenzio, poi: - Naaa! - risponde il meccanico facendo un micidiale versaccio.
Si è trattato di una smorfia talmente buffa a vedersi che i due ragazzi scoppiano a ridere.
Il polverone nel frattempo si è abbassato e si accorgono di essere proprio sul luogo dell'incidente.
Possono vedere la loro macchina che, dopo essersi impennata contro un albero, ha preso fuoco.
Nell'abitacolo si distinguono chiaramente due corpi carbonizzati.

Gino Spaziani