Franco Motta

-Ehi Franco, qui abbiamo trovato qualcosa, pare sia un diario personale.-
-Fammi vedere Carlo.-
-Ecco Franco prendi, io continuo a perquisire la casa.-

 

Mi sedei sulla poltrona che era stata di Mark Zuretti, l’investigatore italo-americano trovato assassinato la scorsa notte in un vicolo del centro storico. Il suo corpo, esteriormente non presentava nessun segno di colluttazione o ferite di altro genere, mentre, in fase di autopsia, si era scoperto che i suoi organi interni erano stati completamente bruciati. Questo fatto è bastato per farmi capire che questa indagine sarebbe stata particolare... Ho sempre odiato le sorprese.

 

Anche adesso che rivivo con la memoria i fatti accaduti solamente poche settimane fa non posso non provare almeno un brivido. Sono disceso in una realtà che pochi conoscono e ne sono risalito a stento con addosso il voto del silenzio impostomi dalla mia stessa anima e dalla società: nessuno mi crederebbe, sarei un emarginato nella migliore delle ipotesi e nella peggiore sarei rinchiuso in una casa di cura per malati mentali, non potrei così vivere con mia moglie, baciare mia figlia che va a scuola... Il prezzo del silenzio. Sapere e non poter dire. Se non scrivessi queste pagine impazzirei e quindi eccomi qui a raccontarvi una storia assurda. Per favore se volete smettere potete, altrimenti se avete il coraggio di sopportare la conoscenza continuate.

 

Ritornando al racconto ecco come si svolsero i fatti...

 

Ero seduto su quella poltrona con il diario di Zuretti in mano, non sapevo allora che aprendolo mi si sarebbe spalancato un mondo sconosciuto e ostile. Avevamo aperto la casa di Zuretti con regolare mandato, anche se a nessuno sarebbe importato, Mark Zuretti viveva solo e i suoi parenti erano tutti a New York. Entrammo e dopo aver fatto un giro per le stanze ecco che iniziammo a perquisire a fondo. Subito trovammo il diario, era sulla scrivania nello studio, tutto in ordine con il diario in bella vista al centro. Non sembrava nemmeno lo studio di un investigatore privato. Prima cosa inconsueta. L’aiuto investigatore Carlo Marchi mi consegnò il diario e continuò il suo giro esplorativo. Io rimasi con il libretto in mano per minuti fissandolo come se tentassi di scorgere Zuretti che lo scriveva di suo pugno. I pensieri mi affollavano la mente.

 

Zuretti era stato incaricato di pedinare un tale Giorgio Stanzi in quanto la fidanzata lo sospettava di infedeltà. Comune routine per uno del mestiere. Qualche foto, un paio di intercettazioni telefoniche e anche se il malcapitato era un esempio di moralità si può sempre leggere tra le righe e una donna che sospetta le corna non fa fatica ad interpretare ogni dettaglio in chiave immorale. Insomma parcella assicurata per Zuretti senza troppo sforzo.

 

In precedenza avevamo visitato la casa di Ursula Baretti, la fidanzata dello Stanzi, ci fece entrare...

 

-Siete della polizia?-
-Sì, l’investigatore Franco Motta e l’aiuto investigatore Carlo Marchi, ecco il distintivo.-
-Entrate, sono stata informata stamattina dall’agenzia investigativa Spies & Co. che Mark Zuretti è stato trovato morto in un vicolo.-
-Purtroppo è così.-
La signorina Ursula ci offrì un drink analcolico, ma declinammo, volevo sapere di più su Stanzi, incalzai...
-Lo so signorina che per lei è un momento difficile in quanto qualche settimana fa è morto il suo fidanzato ma vorrei comunque chiederle qualcosa in merito, stiamo cercando di risolvere il mistero del suo fidanzato e la morte di Zuretti.
-Pensate che gli eventi siano collegati? Insomma è vero che Zuretti stava seguendo per conto mio Giorgio ma non pensa che probabilmente possano essere state delle circostanze diverse a portare alla morte dell’investigatore?-
-Non si può escludere una cosa del genere ma la sua agenzia investigativa ci ha informato che Zuretti non ha voluto prendere in carico nessun altro caso dopo la morte di Stanzi. Zuretti era un collaboratore quindi di soldi ne aveva bisogno, evidentemente ha fiutato qualcosa e non voleva mollare il caso.-
-Giorgio era un porco, questo è sicuro. Lo avevo fatto pedinare per avere le prove ma in cuor mio lo sapevo già ma a parte questo non posso immaginarmelo impegnato in qualcosa di losco. Non era un criminale.-
-Capisco il suo punto di vista ma forse qui non stiamo parlando di criminalità, forse c’era qualcos’altro. Non ricorda qualcosa? Un dettaglio...-
-Beh, da qualche tempo... Premetto che ha sempre avuto un interesse, nei confronti di noi donne, molto morboso, guardava sempre le ragazze e faceva anche apprezzamenti pesanti su di loro, ma nelle settimane precedenti alla sua morte non abbiamo avuto modo di stare assieme. Era sempre via, lavoro diceva. Da quando era tornato non abbiamo più fatto l’amore. Io pensavo che avesse un’altra e perciò incaricai Zuretti di farlo pedinare. Però quando lo sentivo al telefono era diverso. Intuito femminile? Non saprei però era diverso.-
-Diverso come?-
-Euforico, lui è sempre stato un tipo che teneva per sè i suoi pensieri e quando li esternava era per produrre un effetto, come quando faceva i commenti sulle altre ragazze, per farmi ingelosire.-
-Euforico quindi. Stava facendo qualche scoperta particolare?-
-Cosa vuole che scopra un impiegato amministrativo... Non so. Era come se avesse raggiunto o stesse per raggiungere un obiettivo ambito. Mi diceva che stava per cambiare vita... Ecco ripeteva questo.-
-Nient’altro?-
-Mi dispiace ma se qualcuno sapeva qualcosa o era Giorgio o l’investigatore Zuretti. Ed entrambi sono morti.-

 

Ci congedammo e ringraziammo la signorina Ursula per il tempo concesso facendo anche i complimenti per l’arredamento della casa. Di certo una ragazza di gusto.
Andammo da un mio amico medico, il primario del reparto di chirurgia del policlinico, un’autorità nel settore. Ci ricevette con cortesia nel suo ufficio ai piani alti dell’ospedale.

 

-Ciao Franco, come stai? Buongiorno a voi Carlo Marchi.-
Il sorriso cordiale del dott. Ivan Molesky sparì velocemente dopo i convenevoli. Ivan era il classico dottore che ti toglie la paura prima di ogni operazione, fosse anche un intervento al cervello. E per lui, se il paziente è tranquillo, tutto incomincia nel modo migliore. Quando vide la mia faccia dura come il cuoio, tirata dopo una notte intera in piedi, capì che c’erano problemi seri.
-Uno schifo Ivan, ho passato la notte insonne. Sono venuto a parlarti in merito all’investigatore Zuretti...-
-Quello morto ieri sera in un vicolo del centro? Ho sentito la notizia stamattina presto al telegiornale. Sai in questi ultimi tempi sono stato all’estero...-
-Esatto... Ora ti chiedo però, può un corpo umano prendere fuoco?-
-Beh, con la giusta dose di benzina... E’ possibile.-
-Ivan... Sto parlando di combustione interna... Spontanea.-
-Combustione spontanea? Interna? Già la combustione spontanea è una leggenda metropolitana ma non ho mai sentito parlare di combustione spontanea interna! Ti starai sbagliando.-
-L’ho visto con i miei occhi... O meglio ho visto come era ridotto il cadavere. L’autopsia ha rivelato che gli organi interni dal collo in giù sono stati tutti bruciati. Il corpo era un involucro vuoto.-
-Franco sai di cosa stai parlando? E’ impossibile!-
-Vuoi le foto?-
-Dimostra l’impossibile.-
-Eccole.-
Misi sul tavolo del dott. Ivan le foto che scattai al cadavere di Zuretti durante l’autopsia. Ivan Molesky fu decisamente impressionato.
-Franco, se ascolti me, archivi il caso. Chiudi gli occhi. Questo non è scientificamente dimostrabile.-
Il suo accento russo aveva una sfumatura di avvertimento. Forse avrei dovuto seguire il suo consiglio.

 

Il diario era ancora tra le mie mani mentre queste scene attraversavano la mia mente...
“... se qualcuno sapeva qualcosa o era Giorgio o l’investigatore Zuretti. Ed entrambi sono morti.”
Cosa aveva scoperto Zuretti? Stanzi muore, Zuretti era nelle vicinanze per scattare le foto “incriminanti” e vede tutto. O meglio non vede niente...
“... se ascolti me, archivi il caso. Chiudi gli occhi. Questo non è scientificamente dimostrabile.”
Scorsi velocemente le pagine fino ad arrivare al giorno della morte di Stanzi, ed ecco cosa lessi...

 

***
Dal diario personale di Mark Zuretti, investigatore privato
21 – 06 – 2xxx

 

La scena del delitto è inverosimile quasi surreale, niente che possa portare all’identificazione dell’assassino, il fatto è avvenuto intorno alle 22 e 30 in un noto bar del centro. Era affollatissimo come sempre, almeno una quarantina di persone tra quelle interne e quelle del dehor e nessuno che avesse visto qualcosa; soltanto la vittima che si contorceva spasmodicamente e che poi si accasciava sul tavolino dove fino a pochi minuti prima stava conversando con due ragazze. Il bicchiere con il suo contenuto è stato analizzato senza trovare traccia di veleno ma è stata l’autopsia della vittima a portare i primi sconcerti nell’indagine...
Di quello che scriverò adesso non ne farò menzione nel rapporto ufficiale ma ho bisogno di metterlo per iscritto anche solo per liberare la mia mente dalle immagini e dai pensieri in essa contenuti. Ebbene quando il medico incaricato, un mio carissimo amico, aprì il cadavere, io ero l’unica persona presente, ci trovammo davanti ad uno spettacolo assurdo: non c’erano gli organi interni, era come se l’interno fosse stato bruciato. Questo di per sé era già un fatto inspiegabile ma quando trovammo, tra il poco che rimaneva dei brandelli di carne che erano stati gli organi, quelle ghiandole allora tutto le nostre sicurezze svanirono. Rimase solo la paura. Ancora adesso ci penso e ne sono terrorizzato. Sono passati dei giorni ma quelle ghiandole rivoltano tutto l’ordine delle cose che ho conosciuto nei miei 45 anni di vita. Le ghiandole erano poste vicino alle tonsille ed erano collegate con gli incisivi e i canini tramite dei canali naturali. La sostanza in esse contenuta aveva le proprietà calmanti della morfina e causava allucinazioni. I muscoli della bocca erano inspiegabilmente più sviluppati del normale con l’evidente scopo di succhiare in maniera potente. Non so ancora come spiegare quello che vidi... era un incubo.
***

 

Non ero convinto di quello che avevo appena letto, avevo bisogno di aria. Dovevo parlare con il dottore che fece l’autopsia al cadavere di Giorgio Stanzi. Nel suo diario, Zuretti, non fece menzione del nome ma non è stato difficile risalire al nostro medico. Il problema vero era parlargli. Io e il Marchi trovammo il cadavere nella sua abitazione appeso ad una corda, penzolante dal soffitto della cucina. Il corpo era per metà ridotto a brandelli. Io e il Marchi ci eravamo promessi di non dire niente di quello che avremmo scoperto, o meglio, di non far trapelare tutta la verità, stava diventando una sfida personale. Insieme trovammo appunti dell’autopsia sul cadavere di Stanzi, in sostanza le stesse cose di Zuretti. Il rapporto ufficiale liquidava il tutto come semplice infarto, la salma venne cremata su richiesta dei familiari ed ecco fatta sparire la prova principale. Quello che mi lasciava perplesso era che, secondo Zuretti e il suo amico, Stanzi non era umano.

 

D’un tratto il lampo dell’intuizione rifulse in me come in un cielo sereno.

 

“... ma nelle settimane precedenti alla sua morte non abbiamo avuto modo di stare assieme. Era sempre via, lavoro diceva...”
“... se ascolti me, archivi il caso. Chiudi gli occhi. Questo non è scientificamente dimostrabile.”
“... Sai in questi ultimi tempi sono stato all’estero...”
Stanzi era stato via per un po’ di tempo, all’estero. Molesky era stato all’estero, così diceva lui, nello stesso periodo.
“... Da quando era tornato non abbiamo più fatto l’amore...”
Stanzi ritorna e non fa più l’amore con Ursula.
“... Era come se avesse raggiunto o stesse per raggiungere un obiettivo ambito. Mi diceva che stava per cambiare vita...”

 

Le indagini proseguirono...

 

P.S. Qui finisce il documento word di Franco Motta

 

Suona il campanello.
Apro la porta.

 

-Ciao Franco.-
-Molesky, tu!-
-Già io...-
Il suo sorriso è un ghigno, sento una puntura, mi si annebbia la vista...
-Capisci, siamo in guerra, tu come Zuretti ti stai immischiando in cose che non ti riguardano...-
-Perché...-
-Perché pagano bene i vampiri, ho trovato il modo per crearli chirurgicamente, solo che adesso è arrivato lui...-
-Lu...ui?-
-Il nostro bastardo nemico... Ma tu non avrai il tempo di raccontarlo.-

 

Intravedo, prima di cadere nel sonno, la faccia di Carlo Marchi che, tirata da un sorriso malefico, snudava dei canini più lunghi del normale...

Manuel Passarella