Sottopassaggio per l'inferno

Simona lo baciava appassionatamente e l'iniziale disagio del contatto della sua lingua era diventato una scintilla che aveva acceso i suoi sensi e mandato in tensione ogni muscolo del suo giovane corpo, i seni caldi sul petto lo marchiavano a fuoco nell'anima, aumentando la frenetica e incontrollata voglia di toccarla, di possederla tutta, fino ad arrivare al momento supremo di estasi, di fusione, lasciandoli vagamente coscienti del passaggio di confine tra adolescenza e gioventù appena vissuto.
La teneva stretta a sè quando Simona lentamente alzò la testa verso di lui che garbatamente le scansò i capelli per poterla ammirare in tutta la sua bellezza, e l'orrore entrò in scena, un teschio scarnificato che lo fissava con un ghigno truce.
Marco si svegliò precipitosamente tutto sudato, confuso si accorse di essere da solo lì nel letto e di aver goduto durante quel sogno.
Guardava il disastro, ma la sua mente era lontana e non certo rivolta al rinnovato piacere di aver vissuto con Simona, la sera prima, quello che aveva desiderato da tanto tempo, ma bensì all'immagine di quel barbone che aveva incontrato nel sottopassaggio tornando a casa il giorno prima.
Assorto nel pensiero di Simona , Marco aveva solo fuggevolmente intravisto il tizio che gli veniva incontro con un carrello cigolante pieno di scarpe, arrivato alla sua altezza ne era caduta una davanti ai suoi piedi.
Marco l'aveva raccolta istintivamente, e porgendogliela era rabbrividito, una mano lunga e rinsecchita, con delle lunghe unghie, si era protesa a prenderla, il suo volto sembrava ricoperto di cera sciolta, pallido, con gli occhi infossati che a mala pena lasciavano risaltare due sottili punti luminosi nella penombra del tunnel.
Marco fece un passo indietro,
- Grazie caro, ti ho forse spaventato? Eri così assorto nei tuoi pensieri che non mi hai sentito arrivare vero? Spero solo che non sia qualcosa di grave ad angustiarti.
- No, no, niente di grave.

Marco tentò di allontanarsi,
- Se vuoi posso aiutarti, so leggere nel futuro e dirti se le tue preoccupazioni sono giuste.
- No, grazie, sei gentile, ma ora devo andare.
- Che fretta hai, i tuoi non arriveranno che tra un paio d'ore.
Marco si voltò e lo guardò allibito:
- E... tu come fai a saperlo?
- Te l'ho detto, so leggere il futuro, e so anche che sono pene d'amore quelle che ti porti nel cuore, credimi voglio solo aiutarti.
Marco era tentato, teneva molto a Simona.
- Va bene, a patto che facciamo presto però.
- Certo, stai tranquillo.
Il vecchio fece cadere nelle mani di Marco dei dadi rudimentali colorati e gli chiese di gettarli a terra, caddero separandosi casualmente e il vecchio li fissò attentamente, come in una mappa.
- Non le hai preso il cuore, è lontana da te e si allontana sempre più.
- Lo so già tutto questo... non è una novità.
- Ma, potrai ugualmente farla tua.
Marco lo guardò dubbioso.
- Cosa vuoi dire?
- Che io posso aiutarti a conquistare Simona.
Marco sobbalzò
- Come sai che si chiama Simona?
- E' scritto qui, come vedo che potrai conquistarla, ma dovrai fare come ti dico io.
Marco esitò, quella presenza gli recava inquietudine... ma il desiderio per Simona era tanto.
- Cosa dovrei fare?
- Darmi per prima cosa il suo odore la sua essenza.
- Non capisco!
- Il fazzoletto che porti nel tuo zaino inebriato del suo odore.
Nessuno sapeva che era riuscito a prenderle, in palestra la bandana che portava spesso legata al collo.
Marco aprì lo zaino e tirò fuori il fazzoletto, l'uomo lo stese sui sassi.
A quel punto Marco assalito dai dubbi cercò di reagire, fece per abbassarsi a prendere il fazzoletto, ma l'uomo lo fermò.
- Non posso credere che tu rinunci tanto facilmente all'unica possibilità che hai per averla, e poi quello che chiedo in cambio è molto poco in realtà?
- E tu vuoi farmi intendere che io dopo avrò Simona tutta per me... così come l'ho sempre desiderata? E cosa vorresti in cambio?
- Le tue scarpe, niente di più che le tue scarpe.
Marco guardò il carrello che ne era pieno.
- Vuoi dire che lo fai solo per le scarpe? E quelle che hai lì dentro tutti sogni realizzati?
- Certo non ho mai fallito e i loro proprietari mi seguono ancora nel mio peregrinare.
Marco, pensava che fosse tutto matto ma, in fondo tentare che male c'era.
- Ok va bene se è solo questo che vuoi.
Accennò così a togliersi le scarpe, ma l'uomo lo fermò subito.
- No non ora me le prenderò io domani quando sarà tutto finito.
- Vuoi dire che io avrò Simona entro domani?
- Certo.
- HAHA... scusami, ok fai pure!
L'uomo si guardò attorno, e la sua attenzione cadde su una lucertola che velocemente passava lungo il bordo del tunnel, con una velocità impressionante la trafisse con la sua lunga unghia. Marco sobbalzò impressionato, poi squarciò il corpo della povera lucertola facendo cadere gocce di sangue sul fazzoletto, chiese a Marco di sputare su quello schifo recitando una lenta litania incomprensibile.
- Come fai a sapere che lei farà tutto quello che le ordinerai?
- E' inevitabile, lei è Simona, colei che ascolta e ubbidisce non tradirà il significato del suo nome.
Ripiegò su se stesso i quattro lembi del fazzoletto che inspiegabilmente presero subito fuoco. Marco indietreggiò impressionato, mentre l'uomo avanzò verso di lui con la mano tesa.
- Ora devo segnarti affinché lei riconosca che sei tu il destinatario dell'incantesimo, non aver timore non è nulla di grave.
La mano del vecchio si alzò sul suo capo e con l'unghia si punse il palmo lasciando cadere una goccia di sangue sul suo capo.
Marco diede un grido, bruciava come olio incandescente, mise le mani alla testa istintivamente e si allontanò da lui.
- Cristo cosa mi hai fatto tu sei pazzo, pazzo!
Il bruciore era forte sembrava acido che avanzava nella sua testa divorando e impadronendosi della sua mente, si mise a correre verso l'uscita del sottopassaggio.
Mentre sentiva riecheggiare le parole del vecchio nella sua mente, quasi gli fosse penetrato dentro.
- Domani sarai con me, mi seguirai... Domani!
A casa controllò la testa, non c'era nulla che segnalasse una bruciatura esternamente, ma dentro lui sentiva che quel fuoco si andava lentamente espandendo e forte era il senso di panico che provava.
Nel pomeriggio inaspettata era arrivata la telefonata di Simona che gli chiedeva di uscire insieme, non era mai successo prima, pioveva da un po' quando si erano incontrati . Lei lo aveva preso per mano ed era scesa giù dalla strada in cerca di un riparo, erano in campagna, ma dopo poco intravidero una legnaia, dove corsero al riparo.
Sembrava molto diversa dalla ragazzina superba e viziata che altezzosa lo salutava a malapena a scuola, lei lo carezzò e gli disse:
- Hai mai desiderato di fermare il tempo? Per lasciare che un istante duri un'eternità?
- Sì l'ho desiderato... ora più che mai.
Lei lo baciò con trasporto sulla bocca, e nello spazio vuoto, dietro ai ceppi di legno messi uno sull'altro si amarono come mai avrebbero pensato ci si potesse amare, consumarono in un delirio la loro reciproca prima volta in una sinfonia di estasi, puro oblio per i loro 16 anni.
Aveva insistentemente chiesto alla madre di andarlo a prendere a scuola quella mattina, ma lei non si era vista, e ora osservava sgomento il sottopassaggio che avrebbe dovuto affrontare.
Come sempre era solo, nessuno scendeva a quella fermata al di fuori di lui, e ora più che mai odiava di essere andato ad abitare fuori paese: per avere, come diceva il padre una casa più grande.
Dentro di sè non faceva che ripetere che non saranno stati più di venti o trenta metri, di corsa sarebbe stato dall'altra parte in pochi secondi.
Sistemò bene lo zaino sulle spalle, si avvicinò all'imboccatura, strinse i pugni ed entrò al galoppo, aveva fatto pochi metri, quando sentì il rumore di un carrello alle sue spalle, non si voltò e continuò a correre sempre più forte, il rumore si avvicinava, ma lui correva, correva e correva, ma sembrava non arrivare mai mentre il cigolio si avvicinava, cosa stava accadendo, non sembrava così lontana l'uscita, una voce giunse dalle sue spalle, una voce inconfondibile:
- Non affaticarti, è inutile.
Immediatamente capì, correva come un pazzo ma era sempre fermo nello stesso punto, quel foro di luce era lì visibile, tangibile, ma irraggiungibile per lui, gli mancò la voce dalla fatica e dalla paura.
Il vecchio gli si avvicinò lentamente con lo sguardo di un predatore.
- Stavi forse scappando senza rendermi quello che mi devi?
- No, no al contrario... tieni, prendile sono tue.
Si era sfilato le scarpe e gliele porgeva.
- Credi veramente che mi accontenti di un paio di scarpe vecchie?
- Lo hai detto tu, che volevi solo le scarpe, solo quelle!!
- E' vero ma non un paio di scarpe vuote.
- NON LO AVEVI DETTO... NO!
L'uomo sorrise e il suo ghigno riecheggiò come il suono stridulo di una chitarra elettrica assordante in quel tunnel.
Marco si coprì le orecchie e chiuse gli occhi dalla violenza del suono e quando li riaprì davanti ai suoi occhi c'era Simona in tutta la sua bellezza che lo guardava seducente.
- Si..mona ! ma che fai qui?
Simona avanzava, con le sue movenze lente, sensuali suscitando in lui reminiscenze di un contatto carnale che gli sembrava già così lontano, lei gli carezzò il viso e gli disse:
- Hai mai desiderato di fermare il tempo?
Marco si irrigidì.
- Perché me lo chiedi?
Simona gli girava intorno molto lentamente continuando con la sua mano leggera e calda a sfiorargli la testa, si avvicinò suadente alle sue spalle premendogli il seno contro e sussurrandogli all'orecchio
- Hai mai desiderato di fermare il tempo?
- Ti ho già risposto a questa domanda.
Sentì mutare il contatto di quella mano sulla sua nuca e quando gli si parò di nuovo dinanzi il contatto era gelido come il ghiaccio artico e Simona era svanita dando di nuovo vita al suo incubo.
- Ho esaudito il tuo desiderio e ho fermato il tuo, peccato che non sia nel momento che preferivi tu, ora mi appartieni e sarai mio per sempre.
- NO... non è possibile.... AHAHHA...
Si teneva la testa tra le mani come per contenere il fuoco che aveva iniziato a divampare dentro di essa come il giorno prima, quando era fuggito.
Dalle pareti del tunnel ombre nere si levavano prendendo forma dirigendosi verso di lui con lamenti e sofferenza.
- Chi sei... dimmi chi sei...
- Sono il buio che stai cominciando a vedere, il nulla che ti circonda, la forza che ti abbandona, il fuoco che ti brucia, sono l'essere supremo che custodirà la tua anima per sempre... il guardiano degli inferi.
- Lasciami... andare... ti prego... AHAHHHA
- Troppo tardi, tra breve apparterrai al mio mondo, dove le fiamme ardono in eterno e le tenebre saranno la tua nuova casa.
Ormai sentiva divampare il fuoco in tutto il suo corpo, il sangue si era fermato nelle sue vene e l'aria non entrava più nei polmoni.
Le ombre diventarono sembianze umane buie come la pece con mani tese verso il povero ragazzo che ormai si rotolava a terra esanime con il corpo ricoperto di piaghe, di ustioni, come lupi affamati si avventarono su di lui che continuava a bruciare straziandone le membra, sotto l'occhio vigile del loro capo-branco, del loro Padrone.
A un cenno della sua mano le ombre si allontanarono dal loro banchetto ormai volatilizzato, il demone si avvicinò lentamente nel punto in cui ancora il terreno fumava del fuoco appena arso:
- Ritiratevi miei diletti vi siete nutriti per alimentare il fuoco eterno ora potete continuare a bruciare.
Il demone raccolse le scarpe di Marco e le mise nel carrello, continuando il suo lento cammino, mentre le ombre si ritiravano assumendo una definizione più nitida, sofferenti ragazzi scalzi che venivano riassorbiti dalle pareti del tunnel.

Gabriella Botti

Scrittrice per diletto, sceneggiatrice per caso di alcuni cortometraggi tra cui quello di un Pinocchio assassino che uccide Geppetto a martellate, trasmesso dalle reti Rai e che ha vinto numerosi premi, tra cui anche quello per la migliore sceneggiatura.