Horror è

Anche oggi mi trovo a camminare sulla strada che non porta mai a niente ed osservo la vita a testa bassa, mentre strane creature mi passano accanto, con i loro corpi che grondano sangue e liquidi purulenti, come scuoiati da un sarto cheyenne, masticando stracci di carne tra le fauci taglienti. La loro testa pare sul punto di esplodere, deforme, con gli occhi fuori dalle orbite mentre il collo è bloccato da una fitta rete di vene e tendini.
Nevrotiche bestie in cerca di luce.
In un angolo della strada un esemplare-incompleto avanza timoroso, con una zampa stretta attorno al torace per nascondere un brandello della sua pelle viva ancora attaccato al petto. Spesso gli è capitato di riuscire a confondersi con i suoi quasi-simili. Spesso l'ho visto camminare velocemente, senza lasciare loro il tempo di chiedersi chi fosse.
Stavolta il cammino lo ha sfiancato a tal punto da costringerlo a muoversi dove è più scuro e dove quindi nasce di più il sospetto. I mostri lo hanno notato e, spinti dalla loro ossessione, compiono quel gesto che li riappacifica momentaneamente con la vita: lo accerchiano in un'imboscata azzannando come furie il petto del malcapitato. Quel brandello appena strappato diviene il pezzo succulento conteso dal branco. L'esemplare ferito, ma finalmente completo, rimane a terra in posizione fetale, con gli arti avvolti al torace e la testa piegata verso l'alto, a contemplare la feroce disputa, mentre tutto attorno si accalcano piccoli mostri a setacciare il selciato.
Queste scene mi destabilizzano ogni volta, non capisco quale ossessione pervade i mostri da renderli aggressivi come iene. Perchè si scagliano contro chi non vuole apparire e si muove nell'oscurità? Provo disprezzo per queste creature che man mano aumentano di numero e rendono lo spazio opprimente.
Quale infezione ha colpito questa strada da rendere l'aria sempre più corrotta ed il mio cammino più grave? Sento sul collo l'alito pesante delle bestie, so che presto sarò costretto ad affrontarle. Ma sono preoccupato perché sono tante e potrebbero assalirmi e sbranarmi senza che io possa reagire.

Ora devo fermarmi per raccogliere tutte le energie residue, devo scovare un posto dove possa trovare pace per alcuni attimi. Alzo finalmente lo sguardo per capire. Noto uno spazio libero nel caos su un dosso della strada. E' il mio spazio. Salgo e mi siedo.
Da qui capisco che i mostri sono davvero tanti, un fiume di carne in movimento, con sprazzi di frenesia famelica, hanno quasi preso il sopravvento sull'intera strada.
Sono così aggressivi che ringhiano e si azzannano tra di loro. Io, raggelato, mi rannicchio sempre più sull'ultimo baluardo incontaminato. Fortunatamente loro non salgono qui sopra, sembra che non mi abbiano notato ancora. L'unica cosa che desidero in questo momento è l'invisibilità. Estraniarmi per pensare senza condizionamenti... una soluzione. Ma mostruosi ruggiti e violente zaffate salgono dalla strada, frantumando il mio isolamento. Oramai vedo solo mostri intorno a me, un'inquietante lava divoratrice. Non riesco a dormire, non posso dormire, loro sono lì, sono una minaccia continua. I miei occhi rimangono spalancati su quei nevrotici crani deformi, bloccati in quel mostruoso fluttuare che sta prosciugando le mie energie. Mi sento debole, forse sto per perdere i sensi. Vorrebbe dire cadere senza forze tra le loro zanne. Sarebbe la fine peggiore. Sarebbe il suicidio. Non è quello che voglio. Mi inventerò qualcosa. Qualcosa che non so ancora. Qui su, di certo, non posso restare, devo scendere di nuovo, devo confondermi fra di loro per trovare una via d'uscita. Ma le mie gambe tremano, bloccate per tanto tempo contro il mio petto. Così mi lascio scivolare giù, mi alzo in piedi a fatica e mi dirigo verso una pozza d'acqua che avevo notato in precedenza. Forse l'acqua mi darà sollievo. Bastano pochi passi per rendermi conto che i mostri si sono aperti a cerchio attorno a me. Credo che si stia avvicinando l'ora. Io proseguo in direzione della pozza, mentre loro mi seguono ad una certa distanza pronti per l'agguato. Ecco la pozza! Continuo nel mio atteggiamento disinvolto, ma sento che l'attacco è imminente. Mi abbasso verso l'acqua tenendo d'occhio le belve, che ora sono tutte rivolte verso di me. Quando calo la testa in giù, il mio volto appare nello specchio e vedo che i miei denti sono acuminati come uncini, i miei occhi sono fuori dalle orbite di un cranio deforme. Sì, sono un mostro, ma più grande ed orribile degli altri. Solo ora mi balena la consapevolezza di ciò che stavo vivendo e l'immediata certezza di quello che si deve compiere.
Sento salire in me una vibrazione che mi contorce l'intestino, mi gonfia il torace ed erutta attraverso le mie fauci in un boato assordante. I mostri che mi si trovano davanti crollano a terra, piegati su se stessi, le mani affondano nella testa, i loro occhi implorano pietà. Ora ho la lucidità per capire che io sono colui che li ha generati, il gran capo. Loro vivono perché io li faccio vivere e sanno che potrei farli sparire di colpo se trovassi il modo giusto. Sanno che prima o poi lo farò. Ho compreso che sono più forte delle mie paure e che fortunatamente non hanno ancora preso il sopravvento.
Salgo nuovamente sul dosso della strada, chiudo gli occhi e riesco a sentire all'unisono la loro essenza. Riesco a sentire che sono solo un riflesso, energia sprecata provare ad eliminare loro. Bisogna eliminare altro, ciò che li imprigiona. Sfondare questo spazio è possibile, io sono il padrone. Io posso tutto. E' così la strada comincia a tremare, fino a provocare piccole esplosioni, tanto che in alcuni punti si creano dei fori da cui provengono dei fasci di luce abbagliante. La strada risulta in realtà formata da un sottilissimo selciato e nulla più. I mostri vengono spinti dalla luce verso l'alto, catapultati nel buio. Mostri che rotolano alzandosi in aria a formare nubi sempre più compatte e scure. Il selciato comincia a creparsi al centro, si gonfia ed improvvisamente esplode in infinitesimi frammenti. Tutto viene inondato dalla luce. Poi il silenzio. Io rimango sul dosso, immobile.
Piccole gocce d'acqua mi rinfrescano il volto. Apro finalmente gli occhi e mi accorgo di trovarmi in cima ad una collina al centro di una pianura sconfinata da cui proviene la luce, mentre dall'alto viene giù una pioggia dolce ad infondermi nuova freschezza.
Cosa aveva creato il mio cervello? Di cosa è capace il cervello umano?
Stavo vivendo in un tunnel buio, pezzi di memoria uno nell'altro, era diventato un luogo così familiare ma era solo la mia mente ieri. Oggi è una luce senza forma.

Sergio Rinaldi