Un carico di morte

La notte era da poco discesa. Il silenzio prevaleva ovunque.
Le foglie degli alberi libravano pigre prima di abbandonarsi schiantandosi sul terreno.
Leggere raffiche di vento sibilavano nel silenzio. La tenebra stava per essere consacrata.
Nel buio dell’oscurità, un bagliore imprevisto dominò la scena, rendendo limpidi tutti i dettagli della strada sulla quale questa luce improvvisa si era scatenata.
Dapprima in lontananza si avvertì un rombo soffocato, aumentando di intensità ad ogni secondo, e la luce si accendeva di maggiore intensità.
L’asfalto era scosso da tremori irregolari.
Un autocarro transitò a tutta velocità, scomparendo inghiottito nel buio assoluto.
All’interno della cabina di guida, c’era un uomo di mezza età. Il viso della persona era stravolto, dava proprio l’idea di una persona distrutta. Il sudore si riversava lento sui lineamenti del volto del mortale. L’uomo conosceva l’origine del suo assillo.
I colpi irregolari provenienti dal cassone del rimorchio non terminavano di ripetersi.
Lo sgomento si concretizzò maggiormente nell’autista, così che bruscamente stridendo le gomme, arrestò in modo feroce il camion.
Abbandonando l’automezzo, con motore e luci accese, corse rapido il più lontano possibile da quel luogo.
Come uno spettro immobile, con le luci che filtravano oltre la notte, e con il motore in moto che si lamentava come un cane randagio, il grosso camion, era stato lasciato a se stesso lungo quella strada. Internamente dal rimorchio, soffocati e leggeri, dei colpi aritmici continuavano a protrarsi.
Alcune centinaia di metri più avanti, nascosta dalla vegetazione, nella rientranza di una piazzola di sosta, una coppia, terminata la loro sigaretta, provvedevano a ricomporsi per rientrare nelle loro abitazioni.

Come un fuoco fatuo, la sigaretta schizzò oltre il finestrino del lato guidatore, e con un brontolio irregolare, la vettura si scostò da quell’antro imboccando la strada.
Mary, la ragazza, adagiata sul sedile passeggero, sfogliava i vari cd musicali del fidanzato Eddie sino a prediligerne uno, ed inserirlo nell’autoradio.
Uno sguardo di apprezzamento del maschio nei riguardi della sua bella, quando la musica dei Pink Floyd, si sparpagliò nell’abitacolo.
I fasci luminosi del fari della vettura radiavano tutto intorno dinanzi a loro.
Nessuno era presente lungo quella strada.
Era un percorso stradale poco trafficato, in quanto si snodava sino a scomparire tra boschi e zone collinari. Il posto ideale per appartarsi come avevano fatto i due.
Durante la loro marcia, videro qualcosa che li scosse.
Immerso nel tetro mondo della notte, osservarono un uomo che solitario correva furiosamente nel senso opposto alla loro marcia.
Il guidatore, istintivamente pigiò con violenza sul freno, facendo sbandare l’automobile prima di fermarsi bruscamente sul lato destro della carreggiata.
La fidanzata, era visibilmente scossa e atterrita da quanto vissuto. Era terrorizzata e pregava il suo compagno di riprendere la marcia, in quanto quel luogo le destava preoccupazione, soprattutto per il fatto che la corsa di quell’uomo l’aveva terrorizzata.
Eddie, dal canto suo, cercava di calmare la sua ragazza, e le disse che forse, quell’uomo era rimasto vittima di un sinistro stradale e stava andando a cercare aiuto. Fu così, che aprì lo sportello dell’auto e vi scese. In mano, teneva una torcia. Pigiò sull’interruttore e puntò il fascio di luce in tutte le direzioni, al fine di scorgere ancora la figura di quella persona in corsa, ma non vide pressoché niente.
Chiamò ripetutamente, non ottenne risposta.
L’autista del camion, si era nascosto oltre dei cespugli, e stava osservando la scena cercando di evitare di fare rumore.
Vide il giovanotto spegnere la torcia e risalire sul mezzo e ripartire.
Li vide allontanarsi in direzione del suo camion.
Pensò tra sé e sé:
- Maledizione, stanno andando proprio nella direzione del camion! Devo fermarli subito! Devo sbrigarmi! -
Mary strillava in direzione del suo fidanzato e lo rimproverava del fatto che era stato incosciente a fermarsi e scendere dalla macchina, e che quello sconosciuto poteva essere un malintenzionato.
Le ruote dell’automobile fischiarono squarciando il silenzio tutt’attorno.
Eddie aveva interrotto bruscamente la marcia, in quanto, pochi metri più avanti rispetto la loro posizione c’era un grosso camion parcheggiato quasi di traverso lungo la carreggiata, quasi ad occupare anche la corsia opposta del senso di marcia. Incrociò nervoso lo sguardo della fidanzata. La ragazza preventivava già la mossa che il suo compagno avrebbe compiuto. Di fatti, Eddie, abbandonò l’abitacolo e scese dall’utilitaria. Nella sua mente, balenava l’idea del fatto che il grosso autocarro, apparteneva, quasi sicuramente allo sconosciuto che incrociò qualche minuto prima. Si rivolse alla sua ragazza informandola del suo ragionamento. Dal canto sua, la giovane, scosse la testa pregandolo di andarsene da quel luogo, ma non ottenne risposta, visto che la reazione del suo uomo, fu quella di incamminarsi verso il veicolo abbandonato.
Giunto in prossimità della cabina di guida del camion, chiamò a gran voce:
- Hei, c’è qualcuno?!! -
Non ottenne alcuna risposta.
Con prudenza salì sino ad addentrarsi accanto al sedile del conduttore, e non notò nulla di particolare.
Mary scese dall’auto, iniziò a gridare istericamente nei confronti del suo tipo, pregandolo di tornare indietro, il suo uomo, scese dalla cabina e le disse di stare tranquilla e fece per andarle incontro, quando udì dei colpi piuttosto sommessi provenire dal cassone del camion la informò di quanto aveva udito, e si diresse verso la coda del rimorchio.
Quando Eddie scomparve oltre la coda del rimorchio, la ragazza lanciò un urlo di sgomento quando si sentì toccare la spalla. Vi era un uomo alle sue spalle.
Il ragazzo non avvertì l’urlo, e non si accorse che c’era qualcuno vicino alla sua fidanzata, visto che il rombo del motore del camion gli impediva di sentire la voce di Mary.
La giovane cercò di divincolarsi dallo sconosciuto, quando lo stesso, cercò di tranquillizzarla identificandosi come William, il proprietario del mezzo abbandonato aggiungendo che il suo fidanzato stava rischiando grosso ad avvicinarsi al rimorchio.
La giovane donna si fece scura in volta, e preoccupata di quanto sentito, corse insieme all’autista in direzione di Eddie.
Giunti a meno di cinque metri dal ragazzo gridò:
- In nome di Dio, non girare quel maniglione!!! -
Il ragazzo si voltò in direzione di William e disse:
- Hei... e tu chi sei? Allontanati immediatamente dalla mia ragazza! -
Gridò con tono intimidatorio Eddie.
- No, Eddie, non mi sta facendo nulla, è il proprietario del camion, allontanati subito da lì -
Aggiunse Mary singhiozzando.
- Bene, dunque saresti tu l’autista di questo bestione? Che cosa ti dice il cervello? Cosa diavolo corri a fare a piedi nel bel mezzo della notte in questa cavolo di strada dimenticata dall’uomo? -
Disse Eddie con tono piuttosto provocatorio nei confronti dell’uomo.
- Scappavo perché avevo paura! Ma non posso raccontarti tutto, allontanati da quel maniglione... ti prego, allontanati subito! -
Rispose William.
Intanto i colpi dall’interno del rimorchio battevano ancora più violentemente.
- Li senti Mary questi colpi? Questo bastardo nasconde qualcosa o qualcuno qui dentro, ed io intendo scoprirlo e subito! -
Esclamò il ragazzo.
Ruotò il maniglione e aprì il portellone del rimorchio del camion.
L’autista indietreggiò tenendo per un polso Mary.
I colpi cessarono.
Eddie spalancò anche l’altro portello.
William gridò:
- Allontanati subito figliolo! Scappa! -
Mary cercava di divincolarsi dalla stretta violenta del camionista, ma era troppo debole.
- Lasciami andare brutto bastardo! -
Gridò disperata la ragazza.
William, con la giovane, stava andando in direzione della macchina.
Eddie, puntò la torcia in direzione dell’interno del cassone del camion ed accese la luce.
- Lasciami andare bastardo, tu sei un pazzo furioso! Lasciami andare!!! - urlò piangendo Mary.
La ragazza dibattendosi, riuscì a darsi alla fuga dalla precedente presa del camionista, affrettandosi a raggiungere Eddie, quando il ragazzo improvvisamente iniziò ad emettere una serie di urla orrende.
Mary si arrestò di scatto, quando vide un gruppo di persone scendere dal rimorchio dell’autocarro e afferrare il suo ragazzo.
Nella penombra proposta dai fari del mezzo, Mary assistette alla materializzazione di un incubo.
Eddie era a terra e attorno a lui c’erano decine e decine di esseri.
Mary sentì il suo ragazzo sgolarsi quando quelle “persone” cominciarono a morderlo in tutto il corpo. La paura pietrificò la ragazza sul posto.
William dinanzi a quello scempio corse verso l’automobile dei ragazzi e vi salì a bordo chiamando Mary pregandola di scappare da lì e di raggiungerlo.
La fanciulla non si mosse, osservò in preda allo sgomento a quella nauseante veduta.
Eddie aveva smesso di urlare, giaceva morto, smembrato, mentre quegli esseri continuavano a maciullare con i loro denti le carni del ragazzo. Il sangue tutt’attorno si spandeva copiosamente.
William iniziò a muoversi con l’automobile.
Alcuni di quegli esseri si voltarono in direzione della ragazza e iniziarono a dirigersi verso di lei.
Erano raccapriccianti. Alcuni di loro parevano in decomposizione.
William urlò in direzione di Mary che doveva scappare da lì, ma lei non si mosse.
Quando furono a pochissimi metri dalla ragazza, la stessa, poté notare tutto il loro orrore. Non aveva più dubbi, non erano esseri umani, erano morti... morti viventi!
Iniziò ad indietreggiare volgendo le spalle in direzione di William, quando vide il corpo di Eddie rialzarsi, e ciondolando venirle incontro.
Uno di quei morti viventi le si fece incontro sfiorandole il volto con una mano.
William stava avanzando lentamente verso Mary, quando uno di quei morti viventi gli si presentò accanto al finestrino infilando nell’abitacolo le mani afferrando le braccia dell’uomo, così, in preda alla paura schiacciò sul gas partendo a razzo sgommando violentemente.
Mary si voltò di scatto e scappò verso l’auto ormai a brevissima distanza.
William calcò pesantemente sul pedale del freno, ma l’urto fu inevitabile. Mary venne scagliata brutalmente a terra ricadendo tramortita accanto alla cabina di guida del camion.
L’autista del camion non si rese nemmeno conto di quello che aveva compiuto.
La ragazza stordita dal colpo subito, cercò di rialzarsi, ma attorno a lei tutto girava. Era ferita, probabilmente aveva una gamba rotta.
Si voltò a guardare William che si allontanava sempre di più sino a svanire nella notte. Trascinandosi sull’asfalto cercava di portarsi il più lontano da quella zona. Sentiva i lamenti di quegli esseri sempre più vicini. Cercò di volgere verso la vegetazione, ma si sentì afferrare per una gamba. Era una stretta violenta, seguita da un dolore lacerante.
Avvertì la carne della sua gamba strapparsi dal resto del muscolo. Immediatamente dopo quel tremendo dolore, avverti un successivo morso oltre il polpaccio e ne seguirono altri.
Si voltò pancia in su cercando di colpire quegli essere con i pugni, quando le sue braccia vennero fatte prigioniere dalla morsa di uno di quegli esseri.
Urlava sino a perdere la voce.
Vide la bocca di uno di quegli zombi spalancarsi e affondare i suoi denti oltre il suo avambraccio e successiva a quella stretta vide un brandello di carne venire masticato furiosamente da quei mostri.
La stavano sbranando viva. Lacrime di dolore strisciavano via lungo i suoi lineamenti. Il suo cuore stava cessando di battere, i suoi sospiri erano sempre più brevi. Stava per chiudere gli occhi e lasciarsi morire quando vide Eddie che le si avvicinava. Eddie si chinò come per baciarla sulle labbra.
Mary chiuse gli occhi e sentì la bocca del suo fidanzato poggiarsi sulla sua e strapparle le labbra.
Morì in quell’istante. Nella sua mente, come ultimo pensiero si materializzò un ultimo intenso bacio col suo fidanzato.
Nella realtà, invece, Eddie la stava sfigurando divorandole il viso.
La notte stava volgendo al termine, quando un automobilista dovette fermarsi per sostituire una gomma forata.
Poco di stante da lui c’era un grosso camion, si incamminò in quella direzione per chiedere aiuto, visto che era sprovvisto del cric. Il motore dell’autocarro era in moto.
Si portò oltre il cassone pensando di trovare l’autista.
Vide una ragazza seduta a terra che gli dava le spalle. Le posò una mano sulla spalla domandandole aiuto.
Sì voltò lentamente. L’uomo raggelò vedendole il volto quasi privi di carne e grondante sangue. Gli occhi della ragazza sporgevano oltre le orbite, così come i denti oltre la bocca. Era completamente scarnificata.
Quando si girò in direzione della sua automobile, fu troppo tardi.
Altri mostri lo avevano ormai circondato.
Un urlo si levò agghiacciante.
Il motore del camion lentamente borbottò spegnendosi definitivamente.

Emanuele Mattana