Ore 15.00 rigore

Ore 15.00 circa. Un caldo bestiale che ci sta pian piano cuocendo come maiali roteanti allo spiedo.
Soffia il vento africano e alza la polvere fra la porta e il pallone. Ma bisogna resistere! È l’ultimo rigore, se segno vinciamo se no tutti a casa. Il tempo si è fermato, tutto è immobile, nell’aria solo un debole tam tam ritmato, è il mio cuore.
Mi volto un istante ed incrocio uno a uno gli sguardi nervosi dei miei fidi compagni di squadra…
Rivedo per un istante nella mia mente Baggio che sbaglia il rigore a USA 94. No non posso sbagliare! Mi rivolgo sprezzante al portiere avversario che si è già sistemato in mezzo alla porta.
- Sei pronto?
Lui concentrato fa cenno di sì con la testa. E’ giunto il momento. Chiudo gli occhi e immagino il mio tiro: la palla si infila proprio sotto l’incrocio dei pali, il portiere immobile, i compagni che esultano e gli avversari che applaudono, molto sportivi, il gesto tecnico.
Riapro gli occhi, prendo la rincorsa e… bummm! Una sassata micidiale si spalma sulla parte alta della traversa. Porcalaputtana che sfiga!
Il pallone parte come un razzo ed atterra da qualche parte oltre il boschetto che circonda il terreno di gioco. Ri-porcalaputtana doppia sfiga!
Io crollo a terra facendo finta di piangere, mi copro il volto e spero di trasmettere abbastanza pietà da evitare l’ira dei compagni. Forse ha funzionato, sono in cerchio e stanno confabulando qualcosa, decido di finire la sceneggiata e li raggiungo.
- Hai visto dove hai tirato il pallone?
Mi fa Ale abbastanza incazzato, il pallone è suo.
- Sì ho visto… però non è che l’ho proprio tirato… apposta, cioè sì l’ho tirato però è stata... la traversa a spedirlo lì.
Mmmm da come mi guarda non l’ho per niente convinto.
- Occhei ho capito… vado a prenderlo, chi mi accompagna?
Silenzio di tomba.
- Dai! Nessuno? Tommy?... Massi!?
Begli amici che ho.
- Senti Pelè noi andiamo a bere un sorso alla fontanella, se non torni fra dieci minuti con la palla te ne strappo una delle tue.
Meglio che non parlo, Ale non sta scherzando.. è veramente incazzato. Mentre m’incammino verso il boschetto ripenso al rigore, come ho fatto a sbagliarlo!? Forse era meglio se tiravo basso, non ho ancora il piede di Roberto Carlos. Comincio a cercare il pallone con lo sguardo e mi rendo subito conto che deve aver fatto un bel volo e anche qualche rimbalzo strano perché nel boschetto non c’è traccia dello sferoide da gioco. Appena alzo lo sguardo una scarica mi trafigge il cuore. No! Non è possibile! Ma cos’è una congiura degli dei? Oggi è venerdì 17? Ho rotto uno specchio? Mmmm cazzo ora che ci penso ieri ho stirato un gatto con il motorino, però anche se era nero non ha fatto a tempo ad attraversarmi la trada.
Comunque sia una sfiga del genere non l’avevo mai avuta: il pallone di Ale era finito dentro al giardino di villa Silenti! Residenza di Oscar Berretta, ricco industriale che mi stava altamente sui coglioni. Non posso suonare il campanello, conoscendo la malvagità dell’essere posso immaginare che si inventerebbe qualcosa per non darmi il pallone, e poi probabilmente non è nemmeno in casa. Quando il destino è così bastardo porco bisogna affrontarlo a viso aperto, prendo coraggio pensando al compagno Ernesto e scavalco la recinzione. Individuo immediatamente il pallone e mi dirigo furtivamente verso la preda, quando sono a pochi metri dal prezioso oggetto un nano irlandese salta giù da un albero e si frega il pallone. Io mi caco addosso, che colpo! Pensavo che non ci fosse nessuno e invece quasi mi salta addosso un essere stranissimo piovuto da chissà dove.
- E' scappato in casa.
- Cosa? Chi ha parlato?
Mi giro ma non c’è nessuno, forse il sole mi ha bollito il cervello.
- A Nuburs piacciono i palloni, ma se glielo chiedi gentilmente te lo restituisce.
La voce proviene dall’alto, più precisamente dallo stesso albero da cui è piovuto il nano irlandese. Prendo coraggio e decido di colloquiare con l’albero.
- Chi sei?
- Io sono Inoue, e tu chi sei?
- Io… non me lo ricordo... ho mal di testa, fa troppo caldo... sono venuto a prendere il pallone poi me ne sarei andato subito, non volevo disturbare.
- Capisco.
- Senti Inoue ma tu cosa sei? Perché non scendi di lì? Perché non ti fai vedere?
- Non posso.
- Perché?
- Perché io vivo qui, non sono mai scesa. Questa è la mia casa.
- Ah… va bene, scusa allora io me ne vado, ciao…
Devo andarmene, mi spiace per il pallone di Ale ma questo posto è troppo strano, non ho paura ma da qualche minuto una sensazione di nausea mi pervade, anzi forse devo proprio vomitare.
- Te ne vai di già?
- Sì pensavo di togliere il disturbo, non mi sento molto bene, senti Inoue se vedi il nano chiedigli se per favore può lasciare il pallone sulla panchina del parco.
- Nuburs non può uscire da questo giardino, se rivuoi il pallone entra pure in casa, la Signora è buona… chiederà a Nuburs di restituire ciò che non gli appartiene.
- Va bene… ora vado. Grazie ancora.
Ormai c’ero d’entro, controvoglia mi dirigo verso l’entrata della villa.
La porta era socchiusa, il nano irlandese, Nuburs, era passato proprio di lì con il pallone pochi minuti fa.
- Chhmm… è permesso?
La casa è enorme, un lungo corridoio mi porta in soggiorno, una grande finestra gotica illumina a giorno la stanza. Si vede che questo c’ha i soldi, la stanza è arredata con mobili molto moderni e un imponenete maxitelevisore ultrapiatto fa da padrone sulla parete opposta all’entrata.
Entro nella prima porta che incontro sulla mia destra, è la cucina.
C’è una donna che lava i piatti. E’ di spalle ma sembra molto giovane e bella, dev’essere la Signora di cui parlava Inoue.
- Salveee…
- Oh, ciao! Mi hai spaventata! Ci… ci conosciamo?
Mi avvicino.
- No… non credo, scusi il disturbo signora, sono venuto per recuperare il mio pallone che…
Non finisco la frase perché mi accorgo di una cosa che inizialmente avevo trascurato, mi strofino con le mani gli occhi… la donna indossa solamente una maglietta e da sopra il culo le spunta una lunga coda che ora stava scodinzolando lentamente. Dove cazzo sono finito? Mi trattengo a forza dallo svenire, comincia a girarmi la testa e probabilmente impallidisco istantaneamente.
- Ti senti bene ragazzo?
Non è la voce della donna… chi ha parlato ora? Guardo verso sinistra e mi accorgo che non siamo soli. La visione è sconcertante e più assurda di quanto sia assurdo tutto quello che ho visto finora. Un tavolo da gioco, una cappa di fumo tipica dei bar in cui si gioca a carte e quattro sedie su cui siedono in ordine sparso: un coniglio con frac e cilindro che fuma un cubano e mescola un mazzo di carte facendo evoluzioni da circo, un leone con maglietta del Camerun che fuma Camel e beve da un boccale di birra, una mucca seduta scomposta che cerca di tirare una striscia di coca e per finire Ridge di Beautiful che succhia il latte dalle mammelle della vacca. Una visione orrenda! In quel momento arriva il nano irlandese con il pallone sottobraccio e bisbiglia qualcosa all’orecchio del leone.
- Aaaggghhrrr, fa il leone con una smorfia di stupore.
- E così tu hai sbagliato Il Rigore, nevvero?
Io non riesco a rispondere, le parole mi si strozzano in gola.
- Per questo sarai punito con… la morte!
- No!
Riesco a sussultare contrariato. Merito di morire per aver sbagliato un rigore? Cosa sta succedendo? Perché…?
Improvvisamente un forte fischio spappola i timpani a tutti i presenti, la donna riesce ad urlare: - Eeeee iiiiiillllllll
lllaaaaaaaattttttttttttteeeeee!!!
Nell’istante in cui finisce la frase una forte esplosione seguita da un innondazione di latte scuote la casa. E’ esplosa la mucca!
E’ un disastro, tutto viene trascinato via dalla corrente, conigli, nani, leoni e alla fine anch’io vengo risucchiato da un grandissimo vortice di latte.
Un brivido freddo mi percorre la colonna vertebrale, riapro gli occhi, tiro e… Goooooooooooooolllllllll go go go go goooooolllllllllllllll!!!!!!!!!!!
Fantastico!
Tiro potente basso e portiere spiazzato. I compagni mi abbracciano felici, abbiamo vinto!

Vincent Niben