Dehva

Sotto un cielo nemico risuonante di tuoni e scintillante di lampi, impermeabili inzuppati e ingombranti ombrelli correvano seguendo la corrente direzionale della stazione della metropolitana.
Cartelle nere lucide di pioggia, gonfie di lavoro ondeggiavano al passo veloce della vita della city.
Dehva correva coi tacchi ticchettanti e le suole scivolose sul marmo bagnato della Medikad inc.; i suoi affari.
Taxi gialli semifermi, bloccati nel caotico intestino pigro della strada affollata nell'ora di punta. Introvabili seppure così numerosi.
Altra corsa impacciata, frenetica, verso l'ultima risorsa, il treno della metrocom. Un soffio d'aria calda, puzzolente di vita inzuppata accoglie il piccolo balzo sul treno.
In piedi nelle scarpe fradice e fredde per venti minuti.
Scale sporche e viscide riemergono dagli abissi della terra per ritrovarsi sull'asfalto reso specchio, riflettente luci, colori e suoni del caos di Talat road. Intrigo di piedi e mezzi a due, tre, quattro ruote, tutti spinti dall'unico sistema di propulsione umana.
Odori di folla, di fritto, di cibo cotto per strada, di droghe fumate nei vicoli. Sguardi vacui, occhi vivaci, personalità idrofobe.
Dehva correva con il pacchetto in tasca e le scarpe scomode tra pozzanghere oleose di rifiuti organici.
Un atrio nascosto, semibuio, vibrante di segreti irrivelabili invita all'occhieggiante led dell'ascensore che si apre, ripostiglio cieco che vola in alto verso la gloria. Lo stomaco sobbalza troppo vuoto per reggere la velocità del mezzo pneumatico senza borbottare le sue proteste.

Un tappeto soffice e sorprendentemente lussuoso come passatoia, le pareti candide appena macchiate e inumidite, luci chiare ed elegantemente soffuse fissate su di esse.
Quante porte? Milioni di porte o qualcuna in meno ad offrire opportunità. Quella in fondo, la numero 0.
Dehva correva con la tessera magnetica in mano e le scarpe inutili sulla calda sensazione della lana preziosa.
La scheda passa veloce nella fenditura luminosa, la serratura scatta, la porta si apre.
Una stanza come un milione di altre tra passato e presente, ma unica possibilità, ultima speranza.
Lenti nere nella penombra ostile della poltrona, la mano guantata di similpelle si protende ansiosa.
Dehva estrae di tasca il pacchetto e lo porge, si è finalmente pagata la libertà. L'ultimo viaggio per la Medikad inc. come corriere vincolato, da domani niente più schifose consegne di materiale genetico militare. Libera da domani.
Dehva si volta, fa per andarsene, ma un proiettile ad ago ferma la sua corsa.

Luisella Bacchiocchi