Notte di Halloween

Camminava per la notte buia.
Al suo fianco i lupi fedeli ringhiavano al vento.
Il manto nero che lo avvolgeva lo mimetizzava nell'oscurità e nessuno lo avrebbe scorto.
I suoi occhi e quelli dei suoi accompagnatori brillavano al buio; erano gialli e accesi come quelli dei felini.
Procedeva a passo lento, ma risoluto. Come se avesse una meta precisa da raggiungere, ma senza fretta.
Quella notte una fulgida falce di luna spiccava nel cielo sereno.
Luminose lanterne a forma di zucca decoravano l'esterno e l'interno delle case, e per le vie, i fanciulli accompagnati dai loro genitori bussavano alle porte dicendo "dolcetto o scherzetto".
Era un'atmosfera magica, quasi irreale… era la notte di Halloween. La notte delle streghe, la notte dei fantasmi, la notte in cui i morti tornano sulla terra e sono liberi di aggirarsi indisturbati per i boschi, nelle case e per le vie delle città.
La figura in nero continuava a camminare tranquillamente, ma col solito passo deciso.

Poca attenzione prestava a ciò che accadeva intorno a sé. Le maschere, i colori, i bambini, nulla di quella festa destava minimamente il suo interesse. Un compito le era stato affidato e presto lo avrebbe assolto. Per il momento non le restava altro che aspettare. Attendere in silenzio che giungesse il momento opportuno e poi scomparire, senza fare neanche il più piccolo rumore, così com'era arrivato.
Una graziosa bimbetta vestita da strega suonò il campanello di un'imponente villa in stile vittoriano. La giovane donna che le stava accanto la teneva per mano e le sorrideva amorevolmente.
Un'anziana signora dall'aria distinta raggiunse a piccoli passi il cancello della villa. Tra le mani stringeva un recipiente colmo di caramelle e dolciumi. Quando la donna si avvicinò, la bimba e la sua accompagnatrice notarono la cuffia sistemata sul suo capo e il grembiule; la vecchia doveva essere una domestica.
Mentre la bambina rovistava nel recipiente dei dolci, un urlo agghiacciante spezzò la quiete che regnava nei dintorni della grande casa. La bimba, spaventata, si volse in direzione della giovane donna, la quale con occhi smarriti cercava una risposta nel viso della signora anziana. Nella penombra, la vecchia fece con mano tremante il segno della croce e, poco dopo, la villa si illuminò come se il sole stesso dimorasse al suo interno.
La figura nera, che aveva seguito distrattamente la scena da un angolo della strada, si avvicinò al cancello della casa. Sfilò con noncuranza davanti alla bimba e alle due donne, sicura che non sarebbe stata vista. Attraversò il portone d'ingresso e puntò dritta verso la porta principale. I lupi le zampettavano accanto. Ad un tratto, i suoi occhi splendettero ancor più di prima, mentre un sinistro sorriso sul quale nessun occhio umano avrebbe mai potuto posarsi, prese forma in quel volto nascosto dal cappuccio. Ora finalmente avrebbe potuto svolgere il compito per cui era stato mandato. Aveva fatto tanta strada, ma ora era tempo di tornare a casa, portando nel suo mondo quello per cui era venuto: una nuova vittima, una nuova anima. Era la Morte!

Monya Toscano