Virus Z

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Ero certo che fosse morto. Ne ero più che sicuro perché ero stato proprio io a ucciderlo.
Due fendenti al petto. Un lago di sangue, qualche gemito, un tonfo sordo sul pavimento, lo spasmo del corpo simile alla coda mozzata di una lucertola e poi, il silenzio. La macchia di sangue si allargava sul parquet e quasi imbrattava le mie scarpe nuove. Il tipo era morto stecchito.
Per il momento.
Non era la prima volta che uccidevo. Era, però la prima volta che una persona a cui avevo tolto la vita, resuscitava di lì a poco. Era in piedi, davanti a me, non sembrava provasse dolore nonostante le due ferite da me inferte poco prima. Il sangue ancora caldo, grondava copioso attraverso gli squarci, imbrattando gli abiti e il pavimento quasi completamente inondato. Una scena da film horror. Il bastardo non sembrava essere interessato a me; ci volle un po’ prima che si accorse della mia presenza. Si guardò intorno lentamente, quasi non riconoscesse la sua stessa abitazione. Sembrava come spaesato.

Poi mi vide. Grugnì come un animale affamato e solo allora i suoi occhi vitrei cominciarono a roteare. Non erano più occhi umani, avevano perso la luce che hanno tutti i bulbi oculari delle persone vive. Ora erano solamente due masse gelatinose con il compito di fornire a quell’essere la mia esatta posizione. L’esatta posizione della preda. Ringhiò mostrando i denti, poi come un sonnambulo, cominciò a deambulare verso di me con passo incerto ma inesorabile. Mi trovavo per la prima volta dinanzi ad uno zombi. Doveva esserlo per forza. Il suo volto aveva perso colore, era quasi grigio e su tutta la superficie del volto e delle mani, notavo i numerosi capillari violacei e le vene scurissime sotto la sua pelle morta.
Era proprio uno zombi!

Adriano Petrucci

Nato a Roma nel 1982. Ex giovane di bell’aspetto, diplomato in pittura all’accademia di belle arti di Roma e successivamente abilitato all’insegnamento delle Discipline Pittoriche nei licei artistici. Considerato da molti un Artista Underground conduce la sua personale ricerca figurativa attingendo dalle fonti più disparate, spaziando dal classico al moderno, dal colto al trash, dal bello al genere horror. Vive e lavora nella capitale dove ha fatto in incognito i lavori più disparati: dal modello ruvido al guardiano di notte. Dal bodyguard al responsabile della cella frigorifera di un supermercato. Odia chi definisce la pittura un hobby... altro che Hobby, è una maledizione.