Senza peli sulla lingua

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Con la testa tra le cosce e la lingua nella figa, trastullo la mia adorata Callista sul divano due posti del salotto della casa di lei. L'uccello duro e in bella vista strofina il panno bluette del nostro improvvisato letto, mentre il liquido, fatto di saliva e umori vaginali, mi cola lungo la mascella e il mento. Un pelo di pube si conficca tra i denti. Discosto la bocca dalla fica e sputo sul tappettino jackard equosolidale.
Il sublinguale mi accenna la presenza dello scuro pelo. Sputo ancora. Il tentativo è vano. Con l'indice e il pollice della mano destra, cerco di asportare l'intruso. Il pelo mi sembra robusto e ben incastrato. Anzi, ho l'impressione che stia diventando di maggior spessore. Chiedo a Callista di verificare la mia impressione. Fatta di hashish, languidamente, apre gli occhi fissando con le pupille l'interno della mia bocca. Callista non vede nessun pelo, ma io lo sento e mi lamento. Mi manda a cagare, si alza e con le gambe a buccia d'arancia si dirige verso la sua stanza. Torna con in mano una pinzetta per le ciglia. Seduta sulla poltrona, mi dice di aprire la bocca. In ginocchio, davanti alle sue mani biancastre, ipnotizzato, eseguo.
Il freddo metallo si appoggia sull'incisivo, poi sul molare destro. Sento il pelo ingrossarsi, le estremità della pinzetta prendere parte della lingua e io urlare dal dolore e dalla paura. Callista si ritrae, lasciando cadere la pinza nella bocca aperta. Io deglutisco istintivamente, incastrando l'attrezzo nella gola. Tossisco convulsamente. Le contrazioni diaframmatiche/intestinali sono violente e ripetute. Callista mi percuote la schiena, facendo cadere in avanti il mio corpo. Conficco la testa sullo spigolo del tavolino di cristallo, inizio a gocciolare sangue, la pinzetta mi strappa un urlo in gola e penso a quanto è imbranata Callista.

Vito Antonio D'Ambrosio