Scariche di freddo sottopelle

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Davanti allo specchio del bagno, i gomiti sul lavandino. Mi osservo nel silenzio della notte, da vicino. Le dita sulla pelle, ho le labbra screpolate. Alzo il mento intravedendo un'ombra dietro i denti. Una pellicina, scampolo di cibo intrappolato. Faccio per toglierlo, ma viene via qualcosa che dalla bocca cade dentro il lavandino. Abbasso gli occhi, mentre l'adrenalina mi punge la fronte. Sembra un gambero richiuso su se stesso, nero, senza testa. Lucido della mia saliva.
Lentamente si apre, sporcando il lavandino di umori nerastri. Una nausea calda mi stringe la gola, ma la ingoio indietro per poter urlare. Piango proprio come avrei pianto, di dolore. Devo svegliare i miei genitori, qualcuno deve vedere cosa sta succedendo. Loro sembrano strani, troppo tranquilli di fronte alle mie grida. Socchiudo la porta, voglio prima raccontare com'è andata, poi potranno vedere. Ma sbirciano, si sporgono per osservare dentro il bagno, senza ascoltarmi. Questo mi esaspera, perché penso che non capiranno mai la gravità della situazione.

Quando apro la porta, quell'animale osceno sta ancora strisciando nella conca di ceramica, scivolando sulla superficie umida. "Guardate!". Loro si lanciano un'occhiata, calmi. "E' uscito dalla mia bocca!"
Non sono sicura, mi sembra che mio padre nasconda un sorriso quando dice "Può darsi che, come dire, ti sia rimasto un po' di cibo tra i denti". Perché fate finta di niente? Interviene mia madre "Tu hai l'apparecchio ai denti, è come dice tuo padre. Avanti, prova a toglierlo." Non voglio nemmeno pensare, chiudo gli occhi e cerco con la lingua l'apparecchio che ho nel palato, ma non c'è. Non c'è niente, la lingua non tocca nulla, la mia bocca è una voragine. Allora capisco di aver custodito quell'essere senza accorgermene, chissà da quanto tempo, dentro la bocca. Terrore.
Mi risveglio dall'anestesia, è tutto finito.

Alessia Trimarchi

Nata a Roma 28/03/78, laureata in Scienze della Comunicazione, da due anni lavora nell'ufficio marketing di un'azienda farmaceutica a Roma. Trova di dubbio gusto nutrire velleità letterarie con infondata insistenza e ovviamente odia i farmaci. Studiosa del Caso Moro, è in continua ricerca di documenti e testimonianze che l'avvicinino alla verità. Adora leggere, scrivere e fare di conto.