Firmato: Nessuno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Sei appena tornata a casa. Non sai ancora se mi troverai. La chiave nella serratura gira una sola volta, segno che sono già tornato. Vieni ad abbracciarmi.
Ma quello che stai abbracciando non sono io. Io sono fuori, a guardare tutto e ad immaginare il resto.

 

Questo incubo è iniziato ormai un anno fa. Tornai a casa e presi il telefono per chiamare mio fratello. Il suo numero era in memoria sul tasto 1. Lo premetti e una voce mi rispose:
-Pronto intervento, mi dica-
Non ci feci caso, pensai che il telefono si fosse guastato.
Tempo dopo, salendo in macchina, accesi l’autoradio sulla mia stazione preferita. Ma ne trovai memorizzata un’altra. Cominciai a pensare che la tecnologia fosse contro di me, ma nulla più.
I guai veri cominciarono dopo. Arrivai quasi a perdere il lavoro, saltai alcuni importanti appuntamenti che io stesso avevo fissato. Ma io ero sicuro di non averlo fatto.

Lo stesso è accaduto con te. Ricordi quando eri sicura di avermi detto che andavi due giorni dai tuoi? Ecco, non ero io quello a cui lo dicesti. Come non ero stato io a darti appuntamento in quel locale…
Ricordi la sera in cui eri uscita con le tue amiche? Io tornai a casa, e mi trovai lì. Non era un sosia, ero proprio io. Riuscivo persino a sentire i suoi pensieri, e capii.
Si cambia, tesoro. Cambiamo ogni giorno e non siamo più quelli di prima. Anch’io sono cambiato, ma per qualche motivo la vecchia versione di me è rimasta in vita, con la sua coscienza. Adesso non sono altro che un’ombra che vaga in un limbo sospeso fra essere e non essere e che spia la propria vita da fuori. Forse leggerai questa lettera. O forse sparirà, almeno lei.
Firmato: Nessuno

Guido Del Duca