La stanza buia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

C'è una stanza, in questa villa, che è un po' particolare.
Non si tratta dell'arredamento o del colore delle pareti. Si tratta della luce. Nessuno sa come sia fatta, perché non c'è verso di illuminarla. Le batterie delle torce si scaricano non appena si varca la soglia. Le candele si spengono, investite dalle strane correnti d'aria fredda che circolano tra le quattro mura. Stessa fine fanno i fiammiferi, o qualsiasi mezzo tu abbia intenzione di usare per far luce. Persino quelli antivento si spengono. Lampada a gas? Niente da fare. Fiaccole? Tristi compagne di candele e fiammiferi. Ti viene in mente qualcos'altro? Non funzionerà, lascia perdere. La stanza non vuole essere illuminata. E' come un vampiro, una creatura amante del buio che desidera restare tra le ombre. Si difende, capisci? La luce la ucciderebbe. Sai, io sento dei rumori, a volte, dietro la porta.

Spesso è il suono di qualcosa che striscia sul pavimento, altre volte sento un sottile tic-tic come di zampette di topo. Ma non credo che ci siano i topi, lì dentro. Quel tic-tic ricorda più il suono di unghie molto lunghe che battono impazienti su un mobile di legno.
Ti vedo incuriosito. E' normale. Seguimi, ti faccio vedere dov'è. Prova a toccare la maniglia. Senti com'è calda? Io non sono mai riuscito a spiegarmelo. Il ferro non dovrebbe essere caldo come una mano, giusto? Coraggio, apri la porta. Come dici? Perché ti sto spingendo? Perché ti ho chiuso dentro? E' che mi sembri una persona coraggiosa.
C'è una specie di leggenda, sai? Dice che se qualcuno entra e si chiude la porta alle spalle, la stanza s'illumina subito. E allora sì che ne vedi di cose.
Oh, se ne vedi.

Laura Cherri