Stronzo!

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Mentre tutti sgobbavamo, lui, il mio capo, si pettinava quella barba rossa e stopposa.
Lui era un dittatore dalla pelle butterata, marcia e maleodorante.
Era uno stronzo colmo di pus e croste, aveva una disgustosa malattia: seborrea deformante.
Sbraitava continuamente costringendoci ad estenuanti straordinari senza pausa.
La sua società costruiva sanitari: praticamente cessi!
Una domenica lo odiai con tutto me stesso e, finalmente, il sogno si avverò.
Mi trovavo da solo con lui in fabbrica. Quella notte avevamo collaudato ben 13 sanitari con sciacquone.
Io ero sfinito, lui voleva che pisciassi ancora in quei cosi nuovi di zecca per vedere quanto l'urina fosse compatibile con la sua ceramica.
Beh... farla 13 volte ci si impiega una giornata, sapete?
Quel giorno nacque mio figlio, ma non potei allontanarmi dai cessi.
Fu per l'ultimo gabinetto, fatto in oro per i principi Lojodice, che il butterato chiese "Qui produrrai l'atto grande!"

Inutile rispondere all'idiota e con tutto l'odio che avevo in corpo, tirai giù i pantaloni ed aspettai circa 2 ore: nulla!
Le viscere dolevano mentre quello gridava "Dai brutto stronzo! Vuoi essere licenziato?!"
Non fiatai.
Colmo d'ira pensai intensamente a quanto fosse bastardo quel pezzo di merda, quindi sentii qualcosa nascere dentro, chiusi gli occhi dallo sforzo.
Quando li riaprii, il deformato barbarossa non era lì.
Non capii subito, ma una vocina lontana mi chiamò per nome: "Aldooooo!!!"
Mi sollevai ancora sporco e lo vidi proprio in fondo alla tazza, nell'acqua maleodorante della mia produzione fecale, era marroncino e rantolando vomitava pezzi di sè. "Aiuto, ti prego salvami, non fare lo stronzo." Era minuscolo immerso nella mia merda e stava soffocando nel suo pus. "No, capo, ora lo stronzo sei tu!", gridai tirando lo sciacquone una volta per tutte. Quel giorno mio figlio nacque morto, era un ammasso di carne putrida.

Luca Guardabascio