L'orco e il fanciullo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Correva il bambino, solo in quella radura. S'infilò nella macchia e si ferì le braccia con le spine dei rovi. Galoppava a piedi nudi sul sentiero sterrato, procurandosi dolorose scarnificazioni.
Dietro di lui, quell'essere abietto. Era grasso ma agile, e brandiva, minaccioso, un'accetta. Intravidi i suoi occhi, acquosi e iniettati di sangue. Agli angoli della bocca, la bava schiumosa scivolava verso il mento impiastricciando la barba. Eppure, quel volto rubizzo e i tratti un tempo gentili non avrebbero lasciato presagire l'esplosione di una simile rabbia.
Il bambino riapparve alla mia vista. Un esserino minuto, al limite del rachitismo. Rientrò sul passaggio principale, e proseguì la sua corsa tallonato dal bestione. Allungò la falcata. Superò con destrezza un ostacolo. Ad un tratto, incespicò sul terreno accidentato e rovinò a terra. Temetti per la sua sorte, ma non potevo fare nulla per aiutarlo.
L'uomo alle sue spalle si bloccò a fatica, sospinto dalla mole e dalla foga. Mi sembrava di percepirne il fiato rotto dalla fatica, il battito cardiaco accelerato, l'adrenalina circolava copiosa nelle vene.

Il bimbo si trascinò vicino una roccia e s'accucciò, rassegnato all'orribile destino che l'attendeva. L'inseguitore sollevò la scure sopra la testa, poi si bloccò. Restò impalato qualche istante a fissare la sua preda. Scosse il capo. Alla fine, sferrò un colpo violentissimo. Il ragazzino, con un guizzo, lo scartò. La lama s'infranse contro la pietra. Piangendo, misi a fuoco l'immagine col binocolo. La mano destra del fanciullo penetrò l'addome prominente dell'uomo, e ne sortì dopo un istante trascinandosi dietro le viscere. La sinistra, invece, ispezionò a lungo la cavità. Quando fuoriuscì, si sollevò sorreggendo una massa brunastra tutta insanguinata. L'omone strabuzzò gli occhi e s'accasciò. Le zanne del fanciullo dilaniarono le sue carni. Trassi un sospiro di sollievo. "Bravo figliolo", pensai, "ce l'hai fatta anche questa volta".

Ernesto Villa

Nato nel 1965, vivo in provincia di Milano. Dopo alcune pubblicazioni "minori", a novembre uscirà nelle librerie il mio primo romanzo, scritto a quattro mani con l'amico Ignazio Rasi e con la prefazione di uno dei maestri del noir italiano.