Metamorfosi da possessione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Hugo ripulì il coltellaccio da cucina sulla veste della povera donna.
L’anziana signora giaceva ormai esanime sul pavimento leggermente tinto dal sangue, mentre il cielo cinereo a tratti, ricordava il paltò sciatto dell’assassino ed il colore delle scale dell’edificio della fu signora Greta.
Al suo veicolo Hugo trasalì.
Come un lampo, qualcosa di impercettibile lo turbò e gli impedì di voltarsi con sicurezza a guardare i sedili posteriori della sua vettura. Un rivolo di sudore gelato scivolò lungo il viso rugoso.
Il killer proseguì ciò che divenne il suo calvario a piedi, dirigendosi verso casa.
I pensieri divennero ansiosi e la sua voglia di distrarsi si scontrò contro una bella vetrina: sbiancò.
Il passo si fece svelto, quasi isterico. Il cuore batteva a mille e tuonava tra le costole. Spaccava i timpani.
Hugo si asciugò il sudore dal viso ma quest’ultimo si colorò di rosso, penetrando brutalmente tra le pieghe che l’età aveva solcato sul suo viso maturo.

Lo sgomento si amplificò.
La notte non si fece attendere e la luce del sole si spense con la solita flemma.
Nero.
Esplosioni di adrenalina incontrollata.
L’ombra di Hugo sembrò deformarsi numerosamente sotto la luce fioca del neon della sua angusta abitazione.
Nessuna consuetudine.
L’omicida si rannicchiò tremolante nel suo giaciglio come una larva umana.
La notte stentò a passare ed il disagio diffuso crebbe con lo scoccare delle ore.
Madido di sudore, le ossa non gli diedero pace.
D’istinto portò la mano alla fronte per asciugarsi alla meglio, ma inorridì alla vista del suo braccio flaccido e pieno di vene.
Solo quando le lunghe unghie del suo rinnovato e rattrappito arto gli ebbero reciso la giugulare realizzò e ripensò alla Sig. Greta…
Si lasciò morire e goffamente sorrise sul suo cuscino usurato e giallastro, ormai schizzato di sangue.

Luca Montemagno