Racconto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

...dopo il dimezzamento della figura umana ogni parte rimpiangeva quel suo doppio...
Platone

 

Come sempre il ciclo ricominciava. Eravamo lì: una densa scia che percorreva la circonferenza.
Per mettere fine alla ripetizione dei cicli dovevamo raggiungere l'unità; ma non era chiaro cosa ciò volesse significare.
Ecco che di nuovo abbandonavamo la circonferenza per inoltrarci sul cammino a spirale che ci avrebbe condotto verso la luce di quell'altra dimensione.
Il cammino, se così possiamo chiamarlo, visto che lì non abbiamo le gambe, procedeva con la solita monotonia.
Proseguivamo sul percorso che si stringeva e addensava sempre di più. Alcuni compagni di viaggio li avrei incontrati dopo, nel mondo fisico.
Ad un certo punto intuii una nuova presenza, si era accesa improvvisamente nella folla incolore e si avvicinò a me. Percorrevamo la spirale insieme, scattando sinuosamente tra gli altri, perdendoci di vista per pochi istanti per poi riavvicinarci, quasi toccandoci; ogni tanto ci allontanavamo dal percorso nella speranza di isolarci; ma il flusso ci trascinava -contro le nostre forze- verso la luce.

Così pensammo di accodarci nelle zone di maggior traffico in modo da impiegare più tempo per concludere il viaggio e stare insieme. Le nostre energie in alcuni momenti vibravano all'unisono, per brevi istanti diventavamo un'unica presenza, poi ci smorzavamo subito dopo. Be potremmo dire che ci stavamo conoscendo sempre meglio. Poi io caddi nella luce e nacqui, lei mi seguì qualche anno dopo.
Fu quella sera in estate che la rividi nella folla, la riconobbi nei bagliori dei suoi occhi. Avanzavamo nel vischioso mare di gente scrutandoci con veloci guizzi dello sguardo. Ogni tanto, intimiditi, ci nascondevamo tra le ombre che ci circondavano.
Il giorno dopo non la incontrai.
Ho attraversato numerosi cicli. Sono stato avvocato albero assassino, ma cerco ancora quegli occhi che mettano fine a questo faticoso viaggio.

Antonio Voto