La vittima sacrificale

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Rifletteva ancora la luce della lampadina, come uno specchio. Quel coltello che, sporco di sangue, Max teneva stretto nel pugno colorato di un rosso vivo. Ecco cos'era quella sensazione di calda umidità nel palmo della mano destra.
Si guardò attorno: tutto era come era sempre stato, non c'era nulla di strano. Non c’erano tracce di dolore. Era tutto così normale. A parte la pozza di sangue che si stava formando sul parquet sotto il suo braccio sinistro.
Pausa di riflessione. Per dirsi solamente che non poteva essere successo. Poi alzò gli occhi sul suo braccio e vide quello che aveva temuto: da una vena usciva una rigogliosa cascata di sangue, degna del Niagara.
«Maledetta troia!», gridò riferendosi alla Susy, la sua ex. L'urlo acutizzò il dolore che stava aspettandosi. E in un istante si fece fortissimo. Provò una fitta tremenda alla coscia sinistra e nel petto: la sua carne era stata aperta anche lì.

Ripensando al braccio, gli sfiorò nel cervello il pensiero di quello che aveva detto la prof di scienze, che le arterie stavano più all'interno delle vene perché nelle arterie il sangue scorre più veloce e se c'è un'emorragia è molto grave. Poi più nulla. I suoi neuroni si concentrarono sul male, sul dolore, sull'agonia.
Vide un'altra ferita all'altezza dell'intestino: era come se quella notte qualcuno avesse voluto disegnargli la Via Lattea con un coltellaccio da cucina. Quel qualcuno era Susy. No. In fondo, cosa centrava Susy? Se il coltello ce l'aveva in mano lui l'unica possibilità era, razionalmente parlando, suicidio.
Finalmente l'aveva capito.
Gli mancarono le forze. Sentì il coltello passare vicino allo scroto. I ruscelli di sangue che sfioravano la pelle gli davano la sensazione che c’era una vittima sacrificale quella notte: lui.

La sveglia squillò.
Ma non c'era più nessuno, di vivo, per spegnerla.

Andrea Derossi

Andrea DeRossi nasce il 15 marzo 1984 in provincia di Vicenza. Dopo 16 anni passati nell'oscura ignoranza per la letteratura thriller, comincia a leggere tali romanzi (in particolar modo i non-horror di Stephen King) e si appassiona al genere. Pur concentrandosi nello scrivere ciò che può essere reale, non disdegna il genere horror, rimanendo comunque dell'idea che gli zombie non esistono e che la loro comparsa trasforma la morte in qualcosa di non divertente da leggere.