Non aspettarmi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

"Ciao mamma, io esco! Non aspettarmi per cena, farò tardi."
Telefonino in tasca e giubbotto di jeans chiaro tra le mani, a penzolare dalla spalla destra, Massimo aprì la porta di legno un po' consumato dell'appartamento ed uscì in cortile.
"Giornata calda oggi - rimuginava camminando con il suo solito passo un po' ciondolante - avrei potuto fare a meno della giacca."
(Urlo)
Le strade erano semideserte quella domenica pomeriggio: solo pochi variegati personaggi popolavano la città immersa nei suoni delle tv col loro incessante ciarlare interrotto in rare occasioni dal motore di qualche auto il tempo di un effetto Doppler: tutto tornava nella norma; campo libero alle voci degli Anchormen.
Guardandosi distrattamente attorno, apparentemente senza pensieri, Massimo raggiunse la Stazione e prese posto su una di quelle panchine di pietra che sembrano sempre più fredde di quanto siano in realtà. Non diede credito a questa considerazione che gli scivolò via dalla mente in un istante, spazzata via dalla voce sgradevole dello speaker che annunciava il suo treno.

(Un colpo solo)
In casa, seduta su una seggiola in cucina, la madre di Massimo se ne stava immobile davanti al televisore. L'acqua per la cena a cui Massimo non avrebbe partecipato si scaldava al fuoco lento del fornello. Sole e mosche entravano dalla finestra semiaperta.
La donna rimaneva seduta immobile. Gli occhi spalancati mostravano uno sguardo di terrore lacerante, l'ultimo. Stretto tra le dita della mano destra un biglietto con una frase scritta in caratteri grandi e tremolanti:

 

CIAO MAMMA, IO ESCO!

 

Gocce di colore rosso avevano scavato rivoli irregolari sulla carta. Le stesse che, ormai coagulate e morte, uscivano dallo squarcio profondo aperto alla gola della donna dal coltello appoggiato sul tavolo accanto al corpo.
Una mosca entrò dalla finestra e si posò esattamente sopra la ferita.
Non aspettarmi mamma.

Massimo Landoni