La palude

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Pausa lavoro.
"Walter Moht si rilassava gente…" Pensò.
Era tutta la mattinata che avevo l’impressione di vivere ovattato, come non fosse in me.
Adesso stavo passeggiando in un posto che mi rendevo conto di non conoscere.
Un luogo anomalo, non so definire l’impressione che mi suscitò. Un parco circondato da tre pendii ed in mezzo una fonte. "Acqua potabile" si leggeva sul cartello, era bella, buona pure, anche se dal sapore stranissimo.
Mi inquietavo e bevevo, ma non mi dissetavo.
Il Sole era alto.
Mi spogliai e mi immersi lentamente, sapevo che dovevo farlo. Stavo bene era un luogo da sogno, colori verdi si rispecchiavano nella palude.
All’improvviso una strana sensazione… mi sentivo in compagnia. Tanta gente era vicino a me ma non la vedevo.
Nuotavo lentamente, l’acqua era trasparente vedevo il fondo del laghetto paludoso.
Si stava alzando una brezza fresca, il cielo si tingeva di rosso rispecchiandosi sulle piccole onde.

Mi immersi, nuotavo sotto acqua, avevo gli occhi aperti mi diressi verso il fondale.
Poi… il panico mi assalì, volevo fuggire, scappare dal quel luogo orrendo pauroso e schifoso che vedevo sul fondo.
Era un cimitero.
Dentro il laghetto che sembrava una palude, un cimitero abbandonato, vedevo tutto nitidamente.
Tombe, lapidi, fosse semiaperte con i cadaveri che mi stavano chiamando, putrefatti ma… belli.
Sì belli… mi calmai vedevo che stavano bene, erano uomini, donne e bambini.
Venivano fluttuando verso di me, veleggiando mi presero per mano, una donna orrendamente putrida mi bacio sulla bocca, le sue labbra non esistevano più come quasi la totalità delle sue carni, marcia, putrida.
Ma io sentivo di amarla.
Mi accompagnarono vicino alla tomba di lei, al suo fianco una fossa aperta ed una lapide dove era inciso il mio nome: Walter Moht * Nato 13 novembre 1871 * Morto mai.

Claudio Zago