Penso solo a te

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Quegli assordanti colpi sulle pareti accompagnati da urli non erano assolutamente dei vicini. I signori che vivevano accanto a noi erano mal ridotti, ed entrambi avevano qualcosa che li impediva di fare degli urli. Guardavo con aria fiera il mio vecchio album di ritagli. C'erano molti articoli giornalistici del Times più o meno noti, di giornalisti più o meno noti. Mi misi il deodorante per le ascelle e lo riposi con un piccolo lancio nel luogo in cui si trovava da circa cinque anni. Cinque anni fa infatti arrivò Jenny nella mia vita e io dovetti cambiare il mio carattere, diciamo esuberante e mattacchione.

Ultimamente però Jenny è più nervosetta, forse a causa del continuo lavoro che la assilla, o probabilmente a causa dei topi che stanno in cantina, sì, i topi sono entrati in casa nostra come quando Giovanna D'arco vinse la sua ultima battaglia per il delfino di Francia, ella ruppe le mura dei castelli Borgognoni, i topi ruppero le tavolozze di legno che costituivano il nostro pavimento della cantina e si andarono ad infilare sotto la sottana di Jenny, così all'improvviso.
Ogni tanto si udiva un urlaccio dalla cantina, io così potevo capire che la mia mogliettina aveva trovato un topo. Ogni tanto scendevo anch'io in cantina a vedere cosa facesse. La osservavo su quella lurida parete, gli guardavo le unghie nere e lunghe, i capelli sudati che vagavano sulla faccia assieme ai pidocchi. Le lasciai il vassoio vicino al braccio destro, così che lo potesse raggiungere con la mano destra che aveva il polso rosso a causa delle continue strattonate.

Antonio Lo Gatto