Trecento parole

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

"Hai trecento parole".
"Dunque è così che accade?"
"Già. Chi avrebbe pensato che fosse tutto vero, no?"
"C'era chi lo diceva, però. I pochi scettici sono diventati molti, e infine, direi quasi tutti".
"Tu sei scettico?"
"Io... non so. Me lo chiedo solo ora, che tutto questo sta accadendo".
Gli alberi del giardino e i palazzi si infiammarono. Le lingue urlarono verso il cielo plumbeo.
"Che cosa farai adesso?"
"C'è qualcosa che posso fare? Davvero?"
"La tua ultima possibilità".
"Ma com'é possibile? Se non ho fatto nulla fino ad ora, come può esserci un'altra possibilità proprio adesso?"
"Allora ti richiedo se sei scettico".
"Sì, forse sì. Li vedi quegli uomini che cadono da quei palazzi? Sono morti?"

"No, sono vivi. Preferiscono morire così piuttosto che bruciare soffrendo".
"E non ti sei mai chiesto se sia giusto?"
"Io lo so se é giusto oppure no. Ma tu, cosa dici?"
"No che non è giusto! Guardati attorno, tutto brucia".
"Certo. Il sole si é ingrandito, ormai é vecchio. Ma tu cosa fai?"
"Cosa posso fare, ti ripeto? Cercherò di starmene qui fino a quando non ci avrà mangiati tutti".
"E perché non ti disperi? C'é qualche speranza?"
"Non so, ma non credo".
"Non sai troppe cose, mi sembra".
"Cosa dovrei sapere? Come dovrei saperlo? Non sei mai stato chiaro".
"Non vedi? Mi hai sentito? Ti ho detto che avevi trecento parole. Era la tua ultima possibilità".
I palazzi della città crollarono in nuvole di cenere, mentre il caldo aumentava. L'erba sfrigolò e le strade divennero molli.
"Se allora é la mia ultima possibilità, chiedo che tutto questo finisca..."
"Il tuo scetticismo non ti ha salvato. La possibilità era, e tu sarai sempre, per questo".
Il fuoco salì su di lui, che vivrà eternamente.

Fabrizio Valenza