La testa di Cristina

Don Carlo sapeva che sarebbe venuto. Non lo aveva fatto per le altre due, ma… per Cristina sì, ci avrebbe giurato. Del resto lei era speciale.
Con il suo tipico passo strascicato, che i bambini dell'oratorio scimmiottavano, andò ad aprire la porta.
< Vieni dentro Paolo > disse, < guarda come sei sudato! >
< E' la divisa Don Carlo! Con questo caldo dovrebbero darcela di lino. >
< Il lino si stropiccia > disse Don Carlo, < e l'Ordine Pubblico deve essere inamidato. >
Ci aveva messo una finta enfasi nel dirlo e gli venne da sorridere nel vedere Paolo irrigidirsi come davanti ad un superiore.
< Andiamo in camera > disse, < lì non ci batte il sole e si sta più freschi. >
Ora che erano seduti su quelle due poltroncine spartane ma comode, Paolo sembrava più a proprio agio. Però non si decideva a spezzare il ghiaccio. Continuava a detergersi il sudore con un fazzoletto che pareva un lenzuolo.
< E' per Cristina, vero? > chiese infine Don Carlo.
< Anche le altre due > rispose prontamente Paolo, come per giustificarsi, < ma… Cristina stava in classe con la mia Loretta, nello stesso banco… sempre insieme… studiavano… si facevano confidenze… >
< Amiche del cuore > tagliò corto Don Carlo.
< E' appunto quello che volevo dire >
< L'hanno rinvenuta stamattina, ho saputo. >
< Sì, nel boschetto. E senza la testa come le altre. Loretta l'ha saputo e si è chiusa in camera. Non c'è verso di farla uscire… >
< Deve essere stato un brutto colpo per lei. Vuoi che le parli io, vero? >

< Con te si confida. Tu non l'hai mai rimproverata. >
< Verrò a trovarti questa sera. Ho prima da far visita ad un moribondo…>
< Ci conto Don Carlo. Non riesco a darmi pace a vederla così. >
< Le passerà. Loretta è una bambina con la testa sulle spalle. >
Vide una contrazione sul volto di Paolo, ma durò solo un attimo. Come cavolo gli era venuto in mente quel modo di dire?
< Don Carlo > disse Paolo, < c'è il Demonio vero? >
< Dietro a tutti questi delitti? Temo di sì. E si tratta del peggiore, quello che alberga nella nostra mente. >
< Lo acciufferemo! Stiamo incalzando tutti i balordi di questo fottutissimo paese… Stiamo verificando i loro alibi… >
< I balordi? > Don Carlo sembrava contrariato. < Siete sulla cattiva strada figlioli > disse, < questi omicidi sono opera di una mente lucida e calcolatrice. Fossi in voi indagherei tra coloro che godono di un'ottima reputazione… tra gli insospettabili. >
< Ci sono ragazzi che praticano il satanismo… >
< Vuoi che non lo sappia? Ma per quanto male tu ne possa pensare, non credo arriverebbero a tanto. >
< Don Carlo, credi riusciremo a catturarlo? >
< Quello che lui vuole è essere fermato. Ricordatelo sempre. >
< E allora perché non ci aiuta? Perché lavora in modo così pulito? Perché non lascia indizi? >
< E se foste voi ad essere così miopi da non vederli? Ma tu continui a sudare! Ho della birra in frigo: perché non vai a prenderla che ce ne facciamo un bicchiere? >
< Sono in servizio, non posso. >
< Solo un bicchiere, ci rinfreschiamo un po'. >
< Grazie Don Carlo ma sono di pattuglia, ho il collega giù in macchina che mi aspetta, e poi mi sento tutto sottosopra. Ora vado. Però stasera ci vieni a parlare con Loretta? >
Dopo che Paolo fu uscito il prete rimase lungamente a fissare la porta con la bocca socchiusa. Con gesto lento prese una sigaretta, se l'accostò alle labbra ma poi la ricacciò nel pacchetto. Non aveva voglia di fumare.
Ma allora cos'era che lo tormentava?
La sete! Aveva una grande sete. E non riusciva a placarla.
Col suo passo strascicato si diresse in cucina.
" Sta facendo di tutto per essere fermato, e voi sciocchi non fate niente per capirlo " disse tra sè scuotendo il capo.
Si sentiva stanco. E quella arsura che ormai da giorni gli bruciava la gola…
Aprì il frigo, scansò la testa di Cristina e prese la birra.

Gino Spaziani