Inizio di una lunga notte

-Porca pu****a com'è freddo questo scalino!-
-Allora? La smetti di dire parolacce... lo sai che non lo sopporto...-
-Già.... mmm, ok! smetto solo se tu.... se tu.... la smetti di fumare quella stupida sigaretta...-
-Neanche morta, mi rilassa...-
-Certo, vedrò quanto ti sarai rilassata una volta nella tomba...-
-Ma la smetti di rompere i coglioni! La vita è mia e faccio ciò che mi pare...-
-Certo che la smetto, porca tr**a...-
-BASTA!-
"Sempre così" pensò Andrea "lei che rompe appena inizio a parlare... ma perchè me la porto sempre dietro?"
-Già, perchè ti porto sempre dietro se sei così antipatica? Io non lo so proprio..-
-Perchè sono intelligente, carina, simpatica, la tua migliore amica... e perchè ho la patente e ti faccio compagnia...-
-...Va bene, ho capito... senti un pò Sara, che ore sono?-
-Quasi le 10 e mezzo... che facciamo?-
-Aspettiamo... siamo pagati per questo, no?-
Alzò lo sguardo al cielo e si rese conto che c'erano poche stelle e la luna era scomparsa dietro alcune nuvole.
Sospirò pesantemente, e abbassò la testa, portando la mano sul collo per massaggiarlo.
Alzò gli occhi di scatto, mentre si sentiva sfiorare da uno spiffero gelido...
"ORA!" Si alzò di scatto e si voltò a guardare i gradini, lasciando Sara che lo guardava imbambolata. La sua attenzione era tutta per la figura debole del proprietario del castello, anch'essa ferma per lo stupore che lo avesse sentito. Dopo qualche secondo la figura si voltò e corse dentro. -Non scappare! - gli urlò dietro Andrea.
-... Ah, perchè fanno tutti così...- E si arrampicò sugli scalini più in fretta che poteva, scivolando sull'ultimo e andando a sbattere contro la porta. Non si fermò e corse dentro anche lui, immerso nel buio.
-Dove vai?- Sara, che non aveva fatto in tempo a corrergli dietro, ora urlava.
-E' arrivato! E' quì!- una debole risposta, ma che le fece capire tutto.
Intanto Andrea correva nel buio tra le stanze, a perdifiato, pur di non perdere di vista la figura.
Era troppo veloce per lui, ma non si arrendeva. Schivò al pelo un tavolo e per poco non cadde. Sentiva il cuore in gola e l'aria gelida, che lo faceva respirare a fatica. Si sentiva sempre più stanco. Un attimo di distrazione. Non vide il gradino. TOCK! Ci inciampò e andò a sbattere contro un muro. I tentativi di non cadere erano inutili, non vedeva nulla.

Atterrò pesantemente al suolo, sollevando molta polvere. Si alzò subito, di scatto. Ma gli girava la testa per il colpo, e dovette appoggiarsi al muro. Cercando di scorgere la sagoma che aveva rincorso, si rese conto che era andata via.
-Merda!- per la rabbia di non avercela fatta tirò un pugno al muro. Si arrese. Prese la trasmittente e la accese.
-Sara... Mi senti... Sara...- nulla.
-Sara... Sara... SARA!!.-
-Ehi, non c'è da urlare tanto... allora non ce l'hai fatta, vero?-
-Sempre ottimista... comunque mi è scappato nel corridoio dopo la sala da pranzo...-
-Che facciamo?-
-Io continuo... penso di sapere dov'è... tu entra e vai nella sala da pranzo... sai cosa fare-
-Ok... Ehi, stai attento...-
CLIK. Ora ritirò in tasca la piccola trasmittente e andò avanti nei corridoi. Raggiunta una grande rampa di scale, si accorse di una luce biancastra che veniva da sopra. Sapeva che era lì. Sentiva che era lì. E che era spaventato.
Ma da cosa? Lentamente salì le scale e, una volta in cima, sapeva che cosa doveva fare. La prima porta. Allungò la mano sulla maniglia. Appena la toccò, una scarica gli attraversò il corpo. Strinse il pugno. Con rabbia diede un calcio alla vecchia porta e la ruppe. Entrò nella piccola stanza. Fissò lo spirito che era in un angolo della stanza.
-Guardami...- gli ordinò. Lui alzò lo sguardo. Si rese conto che era un ragazzo di 15, forse 16 anni che piangeva.
Si bloccò. Ne rimase impietosita. Lo spirito gli fece cenno si guardare dall'altra parte. Lentamente voltò lo sguardo.
C'era una donna, vestita elegante che fissava il ragazzo. "Ma questa chi è?" si chiese. Poi un lampo nella mente "oh, cazzo... e se lei fosse... no, non è possibile..."
Incominciò a guardarla con paura. Lei se ne accorse e voltò il viso.
Aveva uno sguardo glaciale. "oh, no..." Sorrise compiaciuta, vedendo che era spaventato. Poi, d'un tratto, tornò seria.
-oh, cazzo!- Si voltò ed iniziò a correre a ruzzoloni per le scale. "Ha capito... ha capito..."
-SARA! SARA!- urlava mentre correva per i corridoio. -SARA!- continuava a correre. Poi si ritrovò nella sala da pranzo con lei che lo fissava.
-Cosa c'è?-
-Ci sbagliamo.... non è lui..... è la donna....- il tempo stringeva e lui non riusciva a spiegare velocemente con il fiatone.
-Lei? sicuro?...-
-Più che sicuro... e credo che abbia capito chi sono...-
Anche lei si fece seria -Oh, maledizione... dobbiamo fare in fretta-
-Subito...-
-Ma... sicuro che non ci sia un altro metodo?-
-Sicuro... prendi l'occorrente, dobbiamo farla venire da noi per essere pronti ad affrontarla.... dovremo evocarla...-

Elisa Martinetti