La collina dell'impiccato

Non so per quante volte giurai a me stesso che mai e poi mai avrei raccontato ad anima viva quanto accadde la notte durante la quale la casa di Sherman Holly venne risucchiata nelle fauci dell'inferno, ancora oggi, prima di addormentarmi, posso sentire il fragore del cielo, l'urlo delle tenebre mentre ingoiano quella casa in collina.
Quella notte il cielo era molto insolito, gigantesche nuvole rigonfie d'acqua capeggiavano sull'intera vallata di Patville che si estendeva innanzi ai miei occhi per un raggio di circa 30 chilometri, sulla cima della collina dell'impiccato (cosi chiamata in passato per via dell'enorme faggio al quale pare venissero impiccate le donne sospettate di stregoneria) di tanto in tanto veniva rischiarata dai lampi e dai tuoni la casa di Sherman Holly, vecchio burbero ubriacone di Patville da poco rimasto vedovo della sua povera moglie Annie.
Conoscevo Sherman dai tempi della guerra, un tipo normale, forse scontroso e poco socievole ma pur sempre normale e poi non erano mai serviti piu di due bicchieri di buon whisky per farlo addolcire e stringerci amicizia.
Prima, quando sua moglie Annie era ancora viva, passavo a casa loro quasi tutte le sere per prendere delle deliziose pietanze che la dolce signora Holly preparava per mia moglie Susan, poi però, dopo la sua morte, presi ad andare sempre più di rado in quella casa; Sherman era diventato intrattabile e forse anche pericoloso. Voci dicevano che fosse stato addirittura visto correre con un paletto ben affilato dietro ad un ragazzino che si era fatto sorprendere mentre rubava della uova del pollaio.
La morte di Annie aveva destato lo stupore di tutti gli abitanti di Patville, pare che fosse stata trovata dal marito la notte del 13 dicembre con una corda legata al collo e ben stretta ad un ramo del grande faggio che maestoso si ergeva di fronte alla loro casa. Ovviamente questa fu la versione che Sherman diede alla polizia ma puntualmente i maligni cominciarono a gettare sentenze e in men che non si dica prese a girare fra tutti gli abitanti l'ipotesi che la povera Annie fosse stata uccisa dal marito dopo un raptus di follia o peggio ancora in preda ad una possessione demoniaca che avrebbe spinto l'uomo a sacrificare sua moglie per rientrare nelle grazie di una qualche forza malefica.
Ovviamente io non credetti a questa assurda ipotesi ma ad essere sincero la cosa mi affascinava non poco, insomma, omicidi, possessioni sataniche, erano tutti elementi a me molto congeniali, il fatto che qualche oscura forza si fosse impossessata del vecchio Sherman era daverro intrigante come ipotesi e le malelingue di Patville questo lo sapevano bene.
Comunque, il povero signor Holly cominciò a non farsi più vedere in giro, non che la sua assenza la notassero in molti ma io ne fui insospettito, non usciva neppure per andare a farsi un buon bicchiere di St.Martin invecchiato di dieci anni, come piaceva a lui.
Così mi decisi ad andare a vedere cosa stava combinando quel vecchio diavolo dentro quella stramaledettissima casa, tutto solo e senza nessuno che badasse a lui. Percorsi il sentiero colmo di ciottoli che dalla fattoria degli Stewart tagliava dritto per il bosco di Ork, lungo il fiume Denken, era la strada più veloce da percorrere e anche quella meno esposta agli attacchi notturni dei lupi che la notte scendevano dalle colline in cerca di sventurati viandanti.

Camminai a lungo sotto le folte chiome degli alberi agitate dal vento che incalzava da dietro le montagne, il suo rumore era simile a quello di un demone incatenato nelle viscere infernali, procedetti a passo svelto per paura dei lupi e dopo una brevissima sosta presso una sorgente d'acqua sita nei pressi di un vecchio mulino abbandonato uscii dalla fitta vegetazione boschiva e subito vidi in lontananza spuntare la casa di Sherman Holly. Vista dal basso, quella casetta sulla collina sembrava un fiero guardiano, attento e ben vigile, pronto a fulminare chiunque avesse osato avvicinarsi al suo abitante, rimasi per alcuni secondi immobile, la cosa che più mi terrorizzava era quel dannato albero accanto alla casa, mi dava l'impressione d'essere una porta d'accesso sul regno dei morti.
Rimasi fermo qualche istante nell'intenzione di recuperare un pò di forze e nuovamente mi rimisi in cammino.
A grandi falcate percorsi la salita che portava a casa Holly, in lontananza era possibile sentire gli ululati dei lupi che scendevano dalle colline limitrofe, salii a testa bassa e d'un tratto mi ritrovai a terra, forse inciampai in un sasso, non potei giurarlo ma quando rialzai lo sguardo troppo fu lo sgomento che ancora oggi mi terrorizza al solo pensiero, la casa di Sherman Holly mi stava guardando, aveva due grossi occhi proprio sopra le due finestre dei piani superiori, mi fissavano con odio e con spirito di sfida, profondi, rossi come il sangue e malefici, quegli occhi sono ancora nella mia mente e moriranno con me.
Mi rimisi in piedi a fatica ma ricaddi subito a terra, le gambe mi tremavano come foglie al vento, non riuscivo a muovermi, ero come paralizzato, decisi di proseguire strisciando sul corpo, molto lentamente, sotto il terribile sguardo della casa che seguiva ogni mio singolo movimento. Con grande difficoltà, aiutandomi con una sedia abbandonata all'esterno dell'abitazione, riuscii a rimettermi in piedi ma in maniera molto precaria, sentivo che sarei potuto tornare a terra con un soffio, apponggiando le mani alle pareti mi diressi verso la porta e diedi due grossi colpi a pugno chiuso.
"Sherman... sono Kurt, Kurt Stevenson".
Non si udì risposta.
"Sherman... sono Kurt Stevenson".
"Vattene via".
La voce che mi giunse da dietro la porta era quella di un'uomo sofferente ma al tempo stesso mi mise paura, non era la voce di Sherman, non dello Sherman che conoscevo da una vita.
"Sherman, qualcosa non va?"
"Vattene!"
Il tono fu talmente autoritario da scoraggiarmi.
Decisi di raggiungere una finestra e di guardare cosa diavolo stesse accadendo lì dentro, temevo per Sherman, mi sembrava in difficoltà.
Camminai molto lentamente strinciando con la schiena contro la parete, il cielo sopra la mia testa si attorcigliò su se stesso a formare un'enorme spirale oscura, rimasi attonito a guardare quello strano fenomeno, temevo che da un momento all'altro qaulcosa di orribile sarebbe sbucato fuori da quella voraggine tenebrosa e mi piombasse addosso, starziandomi le carni.
Di colpo la mia attenzione venne catapultata verso una strana voce che proveniva da dietro le mie spalle, più precisamente da dentro la casa.
"Te adoramus veneramus"
Riconobbi la voce di Sherman, stava parlando in una lingua che non conscevo, non riuscivo neppure a decifrare una sola parola di quello che stava blaterando quel vecchio pazzo.
"Dona novi scientia"
Avvicinai l'orecchio alla parete per tentare di decifrare ciò che stava farneticando quel maledetto vecchio ma non udii più nulla. Continuai a strisciare lungo la parete dell'abitazione sino ad arrivare ad una finestra chiusa, la tapparella non del tutto abbassata, strinsi gli occhi il più possibile, quasi a farli divenire due piccole fessure in grado di penetrare persino il buio più pesto, appiattii il naso contro la plastica della tapparella e mi spinsi dentro la casa con la sguardo. Poche e confuse furono le scene che riuscii ad intravedere, c'era un uomo in gincchio al centro di una stanza, illuminata solo dalle fioche fiammelle di alcune candele che lasciavano aleggiare il proprio fumo intorno a quella figura piegata sulle ginocchia. Poco dopo mi accorsi che quella insolita sagoma che presenziava il centro della stanza era prprio Sherman Holly, era lì, piegato sulle ginocchia, con le mani protratte verso il soffitto, i suoi occhi erano ben serrati come se stesse provando dolore in quel momento.
Rimasi sbalordito, strofinai gli occhi per mettere a ben a fuoco quanto stava accadendo all'interno dell'abitazione, continuavo a non capire cosa diavolo stesse combinando quel matto di Sherman, continuava ad urlare cose senza alcun senso, perlomeno per me, soltanto tempo dopo capii che in realtà sapeva bene quello che stava farneticando quella notte mentre se ne stava in ginocchio con le braccia alte al soffitto.
"Ho fatto quello che volevi, ti ho dato mia moglie, ora voglio quello che mi hai promesso... voglio sedere alla tua destra e capire ciò che agli altri non è concesso di capire".
Il mio corpo si irrigidì di colpo, quella frase suonò come un fulmine a ciel sereno.
Un tuono potentissimo esplose nel cielo, quella grande spirale che già da tempo stava aleggiando sulla mia testa si allargò a dismisura urlando come un'anima dannata, un vento violentissimo ne uscì improvvisamente e cominciò a risucchiare all'interno di quella cavità sospesa fra cielo e terra tutto ciò che riusciva a sradicare.
Sentì il suolo tremare sotto i miei piedi, le pareti della casa presero a staccarsi, calcinacci e tegole caddero ovunque disseminandosi un po d'appertutto, corsi verso il grande faggio per cercare qualcosa di resistente al quale aggrapparmi prima che anche io venissi risucchiato nella tenebra più fitta. Non appena lo raggiunsi mi sentii afferare per le caviglie, guardai a terra e vidi le radici di quell'albero camminare e allungarsi come tentacoli, il terrore oltrepassò la mia mente rendendola debole e terrorizzata, il cielo divenne nero, impenetrabile, i rami cominciarono a trascinarmi verso l'albero che nel frattempo aveva iniziato ad agitare nervosamente i suoi rami, la casa di Sherman era ormai completamente sollevata da terra e per di più incominciò a bruciare.
"Indicami la strada della conoscenza mio Signore, istruisci il tuo servo alla legge del tre volte sei."
Dalla voraggine uscì una bocca fatta di fumo nero che inghiottì per intera l'abitazione del povero Holly mentre quest'ultimo stava ancora blaterando qualche spergiuro.
L'enorme bocca si riggettò nella voraggine e sparì nel frastuono di un fulmine.
A quel punto persi conoscenza.
Quando mi risvegliai tutto era tornato come in principio, l'albero aveva riassunto la sua posizione, le radici erano tornate saldamente nel terreno e nel cielo erano finalmente uscite le stelle... ma della casa di Sherman Holly non vi era più traccia alcuna.
Ancora oggi gli abitanti di Patville si chiedono dove siano finiti quel maledetto pazzo e la sua casa sulla collina, alcuni parlano di un rapimento alieno, altri asseriscono che Holly l'abbia distrutta e ne abbia bruciato ogni singolo pezzo e che se ne sia andato in chissà quale parte del mondo.
Io non ho mai parlato a nessuno di quanto accadde quella notte ma ora, che sono in punto di morte, ho voluto alleggerire la mia coscienza da un peso non più sopportabile; Sherman Holly era entrato in contatto con qualcosa di pericoloso, di demoniaco, per qualche assurdo motivo si era messo a giocare con l'ignoto e ne aveva pagato tutte le conseguenze. Adesso, ogni notte, sogno una porta che si spalanca su una stanza buia e vedo al suo interno un'ombra che piano piano mi viene incontro e dice che mi sta aspettando... all'inferno.
Penso di sapere chi sia quella strana figura che puntulamente fa irruzione nei miei sogni notturni... somiglia tanto al vecchio Sherman Holly.

Pierluigi Marrollo