Pantena

Il primo presidente islamico degli Stati Uniti d'Europa stava pronunciando il suo discorso d'insediamento a Bruxelles, i cinesi si apprestavano a sferrare un attacco nucleare preventivo ai danni di Los Angeles e San Francisco, mentre il Santo Padre, in esilio a Rio de Janeiro, confortava i suoi fedeli con parole di grande saggezza, quando arrivò Pantena e si mangió tutto.
Da tempo immemorabile Pantena vagabondava nello spazio e quando uno dei suoi ciclopici occhi vide quel pianeta tutto colorato di blu all'istante fiotti di bava verdastra cominciarono a scorrere dalle sue innumerevoli cavità orali, mentre gli organi propulsori virarono in direzione della Terra.
Come quando si arriva stanchi a casa la sera e ci si butta sul divano, cosí Pantena si buttò sopra l'Oceano Pacifico, provocando in tutto il pianeta maremoti e terremoti di proporzioni bibliche.
Spiegò i lunghi tentacoli abbracciando tutto il nostro pianeta in un colossale amplesso. Si graffiò un'appendice con la catena dell'Himalaya, per cui con stizza Pantena spianó quelle montagne fastidiose.
Pantena aveva molta sete, quindi con le numerose proboscidi sparse su tutto il corpo in 25 minuti si bevve quasi tutta l'acqua degli oceani e dei mari.

Pantena aveva anche molta fame, cominciò così a saggiare la superficie terrestre in cerca delle parti più tenere. Affondó il suo enorme becco nella zona che noi chiamiamo Nord America, inghiottí un grosso boccone lasciando una voragine profonda un migliaio di kilometri. Il pezzo di Terra era molto buono, cosí Pantena non si fece pregare ad infilare anche gli altri tre becchi. In un attimo si fece fuori tutto il Nuovo Continente, quindi, sazio e soddisfatto si distese nel buco che aveva appena creato e si addormentó.

Ma il sonno di Pantena non duró a lungo: soltanto un paio di secoli; improvvisamente fu svegliato da fortissime vibrazioni che fecero tremare la Terra da cima a fondo. Si assicuró con le ventose alla superficie del pianeta per non essere sbalzato nello spazio, mentre sotto di lui il terreno cominció a farsi sempre piú caldo e sempre piú inconsistente. Con grande sorpresa di Pantena sulla superficie della Terra si aprí una enorme crepa che fece scomparire il Giappone e spaccó in due l'Australia. Una crepa analoga si spalancò dalla Finlandia al Sudafrica. Dalle due spaccature uscirono due immensi muri carnosi, rosso fuoco e grondanti lava; fu allora che Pantena comprese in che pasticcio si era cacciato, con gli pseudopodi cercó la spinta per spiccare un disperato volo, ma Moloch fu piú veloce e le labbra della sua immensa bocca si chiusero su Pantena in men che non si dica.
Ora a Moloch non restava che tornare a dormire per poter digerire piú facilmente la preda catturata; il rivestimento esterno sarebbe col tempo tornato come prima, anche l'acqua dalle viscere di Moloch sarebbe tornata sulla superficie esterna e avrebbe di nuovo rinverdito le zone piú spesse e Moloch sarebbe stato di nuovo bello, tanto bello da attirare ancora un'altra preda, e cosí via per sempre come del resto era sempre stato per quanto Moloch potesse ricordarsi.
Perché il vero nome della Terra è Moloch.

Alberto Ballestra