Quale morte?

Un uomo sulla cinquantina entrò trascinando i piedi attraverso la porta a vetri del Port Authority Terminal di New York, da dove partono i bus diretti dentro e fuori lo stato. Dalla tasca sinistra spuntava un biglietto piuttosto malconcio, che alla voce "destinazione" portava scritto "Toronto, CA". I suoi abiti non avevano subito una sorte migliore del piccolo tagliando di carta: vestiva un paio di jeans sporchi di terra, una camicia da boscaiolo e delle scarpe senza lacci. A vederlo ci si sarebbe domandato come avesse fatto a trovare i soldi per il biglietto, ma nessuno lo degnò nemmeno di uno sguardo e la domanda restò inespressa.
Aveva anche un cappello dei Lakers, ma il viola era praticamente scomparso, lavato via dalla pioggia. Appena entrato si diresse verso l'ultimo posto libero nella sovraffollata stazione dei bus, e lì si sistemò comodamente. Aveva un'espressione stanca, rassegnata, come di chi sia stanco anche di vedere il sole in cielo. Nella mano sinistra, sempre infilata in tasca, teneva un lungo coltello seghettato; sapeva bene però che non gli sarebbe servito a molto se avesse avuto bisogno di usarlo. Quella vecchia lama era un cimelio del suo passato da cacciatore per hobby, quando conduceva una vita che tutti avrebbero definito normale: un lavoro come impiegato delle poste, una famiglia e un appartamento a Springfield, nell'Illinois.
Pochi mesi prima la vita di quell'uomo era stata all'improvviso stravolta da un avvenimento terribile: la moglie ed il figlio erano morti in un incidente stradale. Tuttavia non era questo che lo aveva sconvolto, altrimenti a quell'ora non si sarebbe trovato certo in quelle condizioni, ma anzi molto probabilmente sarebbe andato a festeggiare la loro dipartita. Il fatto era che lui aveva saputo: la Morte stessa (ovvero un uomo piuttosto giovane in giacca e cravatta) aveva bussato al suo appartamento e glielo aveva detto in faccia chiaro e tondo, per di più con impeccabile pronuncia inglese:
- "La tua famiglia non tornerà viva da Chicago"; detto questo aveva girato le spalle, si era sistemata i capelli dietro le orecchie perfettamente pulite e se n' era andata.

Inizialmente non ci aveva dato molta importanza, ma il tarlo del dubbio è un rumoroso lavoratore, e imperterrito cominciò a strappare brandelli sanguinolenti di cervello, a rosicchiare e a lasciare uova infette. Aveva pensato di essersi sognato tutto, ma gli eventi lo riportarono alla realtà: alla calda menzogna del sogno si sostituì ben presto la fredda realtà della faccia di un poliziotto obeso che bussa la mattina presto alla sua porta. Dopo quest'evento, che lui stesso si limitò a definire piuttosto insolito, la sua vita era precipitata: la Morte tornava spesso a casa sua ed al suo rifiuto di accoglierla, questa minacciava di vendicarsi su tutti i suoi conoscenti. Questo grottesco ricatto andò avanti fino a quando l'uomo non si stancò e tutti i suoi amici morirono nel giro di una settimana.
Non legato più da alcun affetto, decise di lasciare la cittadina e prese il primo aereo per New York, con l'intento di passare poi il confine per il Canada. Sperava così di aver trovato una soluzione al tormento, ma fece tutto il viaggio in aereo con la Morte poche file avanti a lui. Ormai sentiva vicina la fine e temeva che la Morte non lo avrebbe lasciato stare fino a quando lui stesso, a coronamento di un perverso piano di quella, non si fosse ucciso. Tuttavia si sbagliava: la Morte semplicemente lo seguiva ovunque lui andasse e, instancabile, non smetteva di soffiargli sul collo il suo fetido aroma, come a ripetergli -tu vivi; un giorno sei nato, un giorno morirai-.
Alla stazione aspettò circa due ore, poi annunciarono all'altoparlante che il mezzo era arrivato ed attendeva all'uscita 12. Raccogliendo le sue ultime forze si alzò con fatica, ma una voce lo fece quasi ricadere sulla sedia:
- "Ti serve una mano?". Inutile dire che era proprio Lei, ma nel Suo tono c'era qualcosa di diverso: sembrava che avesse pietà per l'uomo completamente stravolto di fronte a sé.
- "Il Canada non è un bel posto per passare l'inverno" riprese la Morte porgendo la mano all'uomo ed aiutandolo ad alzarsi.
- "Non c'è problema: non penso di trattenermici molto", rispose l'uomo sorridendo tristemente; anche la Morte era triste, quasi imbarazzata.
Mentre salivano insieme sul gigante metallico fermo davanti l'uscita 12, l'uomo chiese alla Morte:
- "Perché mi tormenti da quattro mesi, non sei forse contenta di avermi già tolto la famiglia e gli amici?".
- "No, non sono contento di averlo fatto, ma purtroppo il mio compito non è ancora finito: manchi tu".
- "Capisco" fu l'unica risposta. Il viaggio fino a Buffalo durò qualche ora, poi lì cambiarono bus e lasciarono alle loro spalle il confine statunitense.
- "Credi che questo posto vada bene per te?" chiese la Morte appena si fermarono nella prima area di servizio; l'uomo annuì e fece cenno di andare.
I due uscirono nella fredda notte di dicembre e si allontanarono dalle luci dell'autostrada. Nevicava. Erano soli nell'oscurità più totale: anche la luna si era ritirata per pietà e i leggeri fiocchi di neve assunsero un colore rosso sangue.
- "Fermiamoci qui" disse la Morte alzando la mano verso l'uomo.
Questi stette un attimo a guardare quella mano dalle unghie perfette, poi si fermò ad un paio di metri di distanza. Nella tasca sinistra aveva ancora il lungo coltello da caccia; lo strinse fino a far diventare bianca la mano. Questo lo aiutava a rimanere calmo; aveva le lacrime agli occhi che bruciavano maledettamente forte, cocenti come le fiamme dell'inferno che, sapeva, l'attendeva affamato. Ad un tratto la Morte disse:
- "Non mi guardare così: non sono io che ho scelto per te di morire"
- "Cosa?". L'uomo allentò la presa sull'arma.
- "Non sono io che scelgo quando un uomo deve morire, ma è lui stesso che mi chiama consegnandosi a me: così hai fatto tu. Non capisci? La morte non esiste, non esiste nessuna falce che taglia teste seminando vedove: l'unica Morte per l'uomo è l'uomo stesso. Guarda il corso della storia umana: l'uomo non ha mai vissuto veramente la propria esistenza ma l'ha osservata scivolargli tra le mani come sabbia. Lentamente ma inesorabilmente noi tendiamo a cercare in noi stessi delle ragioni che non possiamo trovare all'esterno e per questo ci condanniamo alla terra".
- "Noi? Tu non sei come me"
- "Invece sì, lo sono: sono come te perché sono figlio del rovescio della tua medaglia. L'uomo sceglie di morire perché sceglie di annullarsi nella propria esistenza. È l'uomo che letteralmente dimentica la sua umanità e si trasforma in qualcosa di primordiale: regredisce senza accorgersene e dimentica d'essere uomo fino a quando non dimentica di esistere. Piano piano ti sei abbandonato a te stesso e ti sei lasciato morire, prima nello spirito ed ora nel corpo. Ricordi la tua famiglia, i tuoi amici? ebbene loro non sono morti"
- "Che cosa? Ho persino visto i cadaveri all'obitorio". Ora il coltello era di nuovo stretto nel suo pugno; sentiva che la Morte lo stava ingannando. Si sarebbe aspettato di tutto, ma non che lo volesse raggirare così, proprio quando la fine incombeva minacciosa.
- "Hai detto bene: hai visto. Sei sicuro però che non li hai visti morti solo perché volevi vederli così?. Non sono io che li ho uccisi: sei tu che lo hai fatto per me nella tua mente e così ti sei isolato. Quando tua moglie e tornata del viaggio a Chicago non l'hai nemmeno notata: eri troppo occupato a pensarla morta, e così pure tuo figlio. I tuoi amici sono lentamente scomparsi dalla tua mente insieme alle ultime briciole della tua autocoscienza. Sei tu e solo tu che hai scelto di morire perché come tutti hai bisogno di una certezza che solo la morte può darti: la morte è qualcosa di cui l'uomo non può fare a meno".
- "Menti!! non ti senti nemmeno quando parli!".
- "Sei tu che non senti te stesso, ma semplicemente perché tu non sei più te stesso o meglio tu non sei più. Rassegnati: nessun uomo accetta la morte che per tutta la vita ha cercato di fuggire avvicinandosi proprio ad essa. Non si torna indietro, è una porta che si apre solo dall'interno". L'uomo aveva le lacrime agli occhi: non voleva morire, n'era sicuro. Lo colse una fitta alla tempia, canto del cigno della sua mente. Col dorso della mano si asciugò le lacrime che non gli permettevano di vedere nemmeno la perfetta capigliatura dell'altro, quindi tirò fuori dalla tasca il coltello.
- "Non mi avrai mai!".
Da lui era scomparso ogni briciolo di umanità: era una bestia ancestrale quella che si lanciava contro la Morte brandendo il coltello da caccia. In un attimo estremo di lucidità l'uomo pensò:
- "Cosa faccio: è inutile opporsi a Lei"
Tuttavia mentre la punta del coltello stava per conficcarsi nelle carni della Morte, il non-uomo notò qualcosa negli occhi dell'altro: era paura. Con sua grande sorpresa infatti, il coltello affondò nel corpo della Morte e del sangue scurissimo lordò la mano dell'omicida, macchiando la candida neve canadese. D'istinto l'assassino torse il coltello e con un gesto fulmineo aprì un largo squarcio nel ventre del giovane. Si sentì un forte rombo nella notte e delle grida simili a gemiti strazianti di valchirie furono portati dal vento. Tutta la natura sembrava inorridire di fronte all'accaduto e le stelle si rifugiarono dietro le nuvole, gli animali tornarono tremanti nelle tane ed il tempo si fermò trattenendo il respiro. Tutto questo durò solo un attimo: il mondo riprese vita appena qualche secondo dopo: il Tempo si dimostrò ancora una volta più forte della Morte. Intanto l'uomo era rimasto impietrito, incredulo: per un attimo sembrava essere tornato in sè: guardò la Morte accasciarsi a terra con le mani strette sulla ferita. I suoi occhi erano pieni di paura e quelle che uscivano lentamente erano proprio lacrime.
- "Non voglio morire!" urlò la Morte. "Io sono l'unico che non ha mai rifiutato la sua natura! sono l'ultimo che si merita una fine così! Ti prego aiutami!" gridò supplichevole, mentre cercava di trattenere dentro il ventre le budella che scivolavano via fra le sue dita insanguinate.
L'uomo però si voltò e corse via nella notte buia, lasciando lì la Morte agonizzante. Ora questa stava urlando dalla paura, ma l'uomo non sentiva perché stava urlando a sua volta. Nessuno sarebbe venuto al capezzale del moribondo: sarebbe morta lì, nella neve, da sola, di notte.
Quando quello che era rimasto dell'uomo arrivò in vista delle luci dell'area di servizio, si fermò di scatto. Nel panico totale aveva avuto una terribile intuizione: sentì nella mente le parole della Morte: ". ..sono come te... …hai bisogno di una certezza che solo la morte può darti… la morte è qualcosa di cui l'uomo non può fare a meno…". Si voltò lentamente verso il punto da cui era fuggito: l'oscurità l'aveva avvolto. Ora aveva uno sguardo terribile, demoniaco. La sua pelle trasudava follia.
- "L'uomo fugge dalla morte correndo in circolo. Cercavo la morte e cosi l'ho trovata: ora sarò io la Morte". Detto questo sorrise di un sorriso psicopatico e sparì nella notte.
Lenta, ma incessante, la neve cercò di ricoprire col suo bianco pianto la disperazione del mondo, nata, in quell'istante, nella fredda notte canadese.

Teofilatto Fontana