Irrisolto

La sua vita l'aveva trascorsa immerso nelle agiatezze, ma ciò nonostante in quel momento egli avrebbe potuto paragonarla ad un soffio instabile: era nato con un gemito ed aveva pianto, ed un istante dopo era già materia anticonvenzionale. Non erano passati molti anni da quando l'aveva guardata morire: lei era così fragile e indifesa e il tempo, invece, aveva danzato ignobile, forte del suo essere indefinito. E indefinito era stato per lui esistere aspettandosi sfiorire nella malattia. Nella malattia ma non nella solitudine; non era rimasto solo. Dal giorno in cui lei era svanita in armonie sconosciute, uno splendido soriano consolava le sue notti: come tutti i gatti andava in cerca di cibo e di affetto, oltre che di un giaciglio comodo e tiepido, ma era incredibilmente tenero e poi gli forniva una perfetta compagnia. Gli animali non sono come gli uomini.
Comunque non tutti gli uomini sono vili. Le cure e le attenzioni che aveva ricevuto quasi ogni giorno da quel medico che tanto aveva tentato di salvarla, erano chiaramente del tutto disinteressate. Pensò a quell'uomo come si pensa ad un caro amico, pensò di essere felice che quell'amico potesse godere un giorno di tutti i suoi averi. Pensò al soriano che quella notte non si era ancora fatto vedere, a quell'ora sarebbe già dovuto essere in casa.
La finestra era socchiusa per permettergli di entrare. La stanza era illuminata da una lampada con un piedistallo dorato: apparteneva a lei. Gli inconfondibili tratti di un gusto davvero raffinato. Gli scaffali colmi di volumi letti in tempi indistinti per quanto distanti, lo circondavano; lei era solita riordinarli dopo le sue disordinate ricerche.

La solitudine notturna in quella stanza lo soffocava nei ricordi. Eppure l'aria tratteneva in sè un odore strano: non il profumo mellifluo, quasi nauseante, della malinconia. Era un odore acre e pungente quello che sentiva. Niente è maleodorante quanto l'ansia. Niente punge il cuore quanto l'ansia. E il cuore in petto sembrava volesse urlare. Il cuore in petto sembrava lo volesse abbandonare. Roteava lo sguardo intorno a sè. Sudava quando la luce smise di brillare tenue nella stanza. Tremava quando assaporò il dolore, e nel palato ne sentì il gusto scarlatto e dolciastro. Moriva quando accarezzò i suoni della realtà perversa che fino a quel giorno l'aveva circondato. Appassiva come un fiore tra le fiamme: la sua vita non era forse stata un soffio instabile? Aveva avuto lei e gli era stata strappata via, e cos'altro aveva avuto?
La stanza era illuminata da un miagolio che nel buio persisteva. La stanza era illuminata dalle prime luci del giorno nuovo. La stanza era lo specchio che rifletteva un uomo nudo che fuggiva. La stanza era la verità di sangue sul suo corpo. L'omicidio è rimasto irrisolto.

Francesco Di Giovanni

Sono nato ad Atri  il 30/12/1980, in Abruzzo! Amo la lettura di romanzi horror e gialli, ma dal 2000 ho trovato nuove emozioni scrivendo storie! Molto presto rilegherò tutti i miei scritti in un unico libro! Mi sono diplomato al liceo scientifico "Galileo Galilei" di Pescara, e adesso frequento l'università di lettere!