Il mostro

BUIO ... CALDO ...
BUIO e CALDO

 

La luce filtra appena dalle persiane; ho sempre odiato il caldo di agosto. Il sudore che si crea ogni piccolo movimento si faccia anche subito dopo una doccia fredda, ma tutto questo non è niente se paragonato all'odore.
L'odore del mostro.
Questa bestia comprata per una cifra esorbitante, soltanto per far contento Stefano.
Stefano, mio figlio, ha la capacità di ottenere sempre quello che vuole, anche perchè
viene sempre appoggiato da mia moglie.
Fino ad oggi ho sopportato ma finalmente è giunto il grande giorno: oggi mi libererò del cane.
Ho pianificato tutto fin da maggio, quando abbiamo discusso e prenotato le vacanze. Stefano e Luisa si sono dimostrati entusiasti del viaggio e quindi questo ha messo in secondo piano il problema del cane; problema che risolverò stamattina.
Mentre penso a tutto questo il mostro dorme nella sua cesta, ignaro del suo destino.
Bastardo, penso, mentre sferro un calcio al suo puzzolente muso.

FREDDO ...
La doccia giunge come una liberazione dall'afa insopportabile ed opprimente e siamo solo alle sette di mattina.
Non faccio colazione, non ho fame.
Il pensiero di liberarmi finalmente del cane mi ha messo agitazione, togliendomi l'appetito.
Prendo le chiavi della macchina, il guinzaglio e quasi dimenticavo, il mostro. Probabilmente sospetta qualcosa, perchè oppone resistenza e sono costretto a sferragli un altro calcio; un pò troppo forte stavolta, e vedo gocce di sangue schizzare via insieme a qualcosa d'altro che, all'inizio non riesco a mettere a fuoco.
Poi, vedo un bianco canino brillare in contrasto con il rosso del sangue e non posso trattenermi dal sorridere.

 

VENTO ...
La macchina corre veloce sulla provinciale appena fuori dal paese; il finestrino abbassato ed il climatizzatore spento aumentano la sensazione di libertà. Il mostro sembra ormai consapevole di quello che l'aspetta. Il mugolio iniziale ha lasciato posto ad un continuo e fastidioso abbaiare; sarà un problema, penso, liberarlo dal collare e dal tatuaggio.
La strada piega bruscamente a destra e subito dopo un sentiero sterrato si inoltra in piena campagna, portando attraverso diversi campi coltivati a mais ad un laghetto creato dall'ansa del fiume.
Lì nei giorni precedenti ho portato lo stretto necessario per eliminare il mostro.
Naturalmente Luisa e Stefano non sanno nulla, anche perchè ho fatto credere loro che un mio amico si sarebbe tenuto il cane per far guardia ad un suo casolare di campagna.
Il necessario per eliminarlo consiste in una corda ed in un peso ottenuto da una vecchia ancora.
Mentre parcheggio l'auto, controllo che non ci sia qualcuno in vista, anche se dubito in questo periodo dell'anno e a quest'ora della mattina.
Il necessario è ancora tutto lì, esattamente dove l'avevo nascosto; prendo la corda ed il peso, mi avvicino alla macchina ma non sento più i rumori della campagna perché tutto e coperto da un lungo e fastidioso ululato.

 

PIOGGIA ...
Appena in tempo.
Ho chiuso la portiera della macchina, prima che il diluvio universale si abbattesse su di me; d'altra parte chi se lo aspettava che piovesse in agosto alle otto di mattina.
Tutto questo però è stato un bene; il rumore della pioggia ha coperto, in parte, i fastidiosi lamenti del cane.
Tutto finito; d'ora in poi niente più discussioni su chi deve portare fuori il cane, su chi deve rimediare ai disastri e soprattutto su chi deve lavare quella massa di pelo puzzolente.
Domani mattina si parte per il mare, in quella che si preannuncia come una delle più belle vacanze della mia vita.

 

Eccola, la mia ultima fatica: mi avvicino al cassonetto, scendo dalla macchina e mi libero dal mio ultimo impegno con un animale domestico: il tatuaggio, con orecchia compresa, del mostro.

 

BUIO ... CALDO ...
BUIO e CALDO
La luce del sole pervade la stanza. Poco per volta riaffioro dal sonno e prendo coscienza della mia situazione: vedo la sagoma della stanza, l'armadio nella solita posizione ma soprattutto vedo le valige pronte per la partenza.
Nonostante questo c'è qualcosa che non va.
La prospettiva. Tutto sembra uguale alle solite mattine, tutto tranne una cosa: la prospettiva.
E' diversa rispetto al solito; l'armadio sembra piu alto, la sedia dove di solito appoggio i vestiti sembra enorme e la luce sembra provenire da un punto molto elevato.
Ma soprattutto c'è l'odore; l'odore del mostro.
Probabilmente è rimasto da ieri. Maledetto animale.
Cerco di alzarmi per andare in bagno, ed improvvisamente vedo una figura umana muoversi davanti a me.
Per un momento che sembra un'eternità mi sento mancare; le forze mi abbandonano.
Capisco tutto, quando vedo i mie arti che non sono piu gambe e neppure braccia, ma sono zampe.
Sono delle maledettissime zampe.
L'uomo che in realtà sono io si avvicina, mi guarda e senza dire una parola mi sferra un calcio in bocca.

 

FREDDO ...
Sento freddo sulla pancia ed ho male in bocca.
Che strano sogno ho fatto. Sembrava così reale. Così terribilmente reale.
Ma ora tutto è finito, mi alzerò e mi farò una doccia che mi laverà via questa sensazione.
Vedo delle gocce di sangue sul pavimento.
Sul pavimento?
Forse nel sonno per l'agitazione del sogno sono caduto dal letto.
Mentre penso a tutto questo, una mano mi prende per il collo e mi trascina verso la porta; quando mi accorgo che non mi hanno afferrato per il collo ma per un collare cerco di gridare, ma dalle mie corde vocali fuoriesce dapprima un guaito, poi una serie di latrati che un calcio ben assestato interrompe bruscamente.

 

VENTO ...
Apro gli occhi e la bocca per respirare meglio, anche se questo mi provoca una fitta di dolore. La mascella mi duole enormemente mentre cerco di mettere a fuoco la mia situazione. Sono nel bagagliaio posteriore della macchina con la via ostruita da una rete metallica che riconosco essere il separatore che io stesso ho fatto istallare e che mi preclude ogni via di fuga.
Il muso che ritrovo al posto della mia faccia è tutto sporco di sangue e toccandomi con la mia lunga lingua mi accorgo di non avere neanche più un dente dell'arcata superiore.
Ho sete e talmente caldo che mi sembra quasi di indossare una pelliccia; ed è probabilmente così.
La macchina rallenta fino a fermarsi e l'essere umano che è alla guida scende e scompare tra gli alberi.
Dopo qualche secondo ricompare con in mano una corda ed un disco di metallo e qualcosa d'altro che non riesco a capire fino a quando, il sole quasi oramai coperto da nuvoloni neri fa scintillare.
Cerco di parlare, di spiegare che non è colpa mia se dopo ore di prigionia in casa non riuscivo a trattenermi dal fare i bisogni; se pur leccandomi tutti i giorni il mio odore impregnava la casa.
Cerco di spiegare che non sono io il mostro ma la mia voce è solamente un lunghissimo e straziante ululato.

Stefano Salvi

Stefano Salvi, nato il 27/07/1969 a Brescia, è da sempre un grande appassionato di tutto quanto riguarda l'horror sia scritto che filmato. Adora Stephen King e Dario Argento ed in particolare "Profondo rosso". Tutto quello che è misterioso lo attira in maniera irresistibile; il suo motto è: "il fatto che io non ci credo, non significa che non sia vero".