Alba mater - Visioni di un delitto

Fate malvage danzano bianche
neve e sangue
canto liricolacerante nero

 

scende altissimo
piomba lieve

 

un bambino dalle membra dolci d'agnello
col cranio che sciroppa sangue
riverso sotto la discesa lamentosaroboante
dell'angelolibellula che raccoglie le sue spoglie

 

La SacerdotessaPsichiatra
nell'ombra morde le labbra ai suoi segreti
Alla madre ha detto "Avevano scelto"
col sangue del figlio ancora gocciante dalle mani
La madre s'è bruciataspenta dentro - una lampada fulminata -
in tremenda rassegnazione Avevano scelto, le Fate Bianche
che portano pace e oblìo - e silenzio(!)
sulla cittadina, pace e oblìo conservano, pure come la neve,
come la neve fredde
neve rosata dal sangue dilavato

 

Nessuno, tra i gravi inquisitori,
ha notato nelle case lo stesso cristallo ...

 

Tutto uguale, tutto uguale, a Gocèn
- come fosse da sempre - come la neve che scende

 

Se chiedi delle Bianche Fate, vedrai un sorriso
candido come la neve, come piume d'angelo mendace
Come neve leggera e come l'indifferenza, la
requie ridente

Ma
C'è un'ora
C'è un'ora tra la notte
e l'alba
che tutti escono, mentre i visitatori giacciono
in un sonno innaturale, drogato

 

Quando la prima neve cade come
manna blasfema sui visi estasiati al cielo dei fedeli che incedono alla chiesa,
con un cristallo ottagonale che brilla sotto i mantelli

 

"C'era un patto fra noi"
- la Sacerdotessa alla madre -
voce tenue tesa vento di quelle montagne
- Montagne - mammelle
stringono, incombono
abbracciano e pesano -
"Siete diventati dei nostri.
Avete avuto il Dono."

 

Nessuno, tra i gravi inquisitori,
ha notato nelle case lo stesso cristallo ...

 

Né la somiglianza perfetta dei vivi con le foto dei morti nel cimitero

 

Tutto uguale, tutto uguale, a Gocèn -
- come fosse da sempre - come la neve che scende
si posa, cenere eterna
sulle lapidi

 

"Cos' hai fatto"
- La sacerdotessa alla madre, le vesti
bianche da letto intrise del sangue sprizzato
nel battesimo di morte, placenta d'aborto
No, non sono stata io ...
"Sì, sei stata tu. Doveva morire.
Lo sapevi, quando hai visto annerire il tuo cristallo"

 

"C'era un patto E nessuno ti crederebbe
Nessuno l'ha vista tentare con disperazione
di strappare un CorvoNero
dal viso devastato del figlio fermare
la grandine accanita delle beccate squassanti
Finché il funebre volo crepitante si è perso
fuori,
e sulla soglia
è apparsa

 

la Sacerdotessa
"Cos'hai fatto"

 

Nessuno ha mai riaperto
una tomba, a Gocèn
Vuote, l'avrebbero trovate, come un urlo muto
Anche quella del piccolo Samabele,
ultimo che le Fate hanno preso con sè
Là troverebbero, la sua, sfondata
da sotto (!) e non reggerebbero
al lezzo gelido malvagio che
dal sottosuolo emana, dai condotti
abissali dei fiumi di Gocèn,
le stesse acque che poi ricadono
in Neve
Neve Eterna. Cenere eterna.
Immortale come Gocèn.

 

"il Dono si paga.
Ogni 100anni qualcuno
deve morire" -
perchélui perchélui perchélui, la madre, ossessa -
"... qualcuno innocente
come un fiocco di neve"

 

La madre pazza in un girotondo di fiocchi
adesso da una prigione di silenzio è condotta ad
una di sbarre (dove bianchefate - infermiere l'attendono
con riso tremendo negli occhi)
Sotto il cerchio delle Montagne, sotto il rigore
e la canizie di quella corte che incute silenzio
silenziose condanne sigilla glaciale
Sotto lo sguardo e le spalle incupite
di un corvo appeso a un albero
come un vecchio rancore,
un occhio torvorosso come l'Inferno,
l'altro un cristallo nero
In un girotondo di fiocchi che
sembrano canzonarla
... assassinassassinassassina ...

 

Su Gocèn torna la neve
neve dalle dita che carezzano flauti di tristezza
- bocche di ferite sopite
con un gesto, gementi
... Mammamammamamma ...
Fiocchi verticali come accordi nelle gole
di canne d'organo da gotiche altezze gravanti

 

(teatrale sanguinazione
solenneossessione)

 

Canto lirico liricolacerante nero

 

scende altissimo
piomba lieve.

Fabio Degan