La carrozza dell'ultimo viaggio

"E' questa la storia della Carrozza dell'Ultimo Viaggio, che arriva stridendo e scintillando nel buio, come un brivido che corre lungo la lama di una falce"

 

Il bibliotecario lesse quelle parole con sinistra trepidazione.Per tutto il giorno aveva atteso quel momento, da che, mentre riordinava degli scaffali dimenticati in un angolo, un vecchio volume, rilegato in pelle nera, era emerso dall'ombra. Ora quel volume lo aveva, aperto, tra le mani, ed era solo nella sua stanza. Come scosso nel profondo dal suo lugubre fascino, lo aveva sottratto di nascosto; lo aveva liberato, una volta rientrato a casa, dal lucchetto che ne impediva l'apertura, ed ora si apprestava ad addentrarsi nei misteri che la polvere del tempo aveva sepolto in quelle pagine ingiallite. Per prima cosa richiuse il libro, e tirò le tende alla finestra, lasciando fuori il respiro nebbioso della notte che strisciava nei vicoli. Quindi si accese la pipa, chiuse la porta e si sedette in poltrona. Il silenzio era ora sovrannaturale, sembrava aleggiare tra i pesanti mobili di ebano, ombre solenni nella semioscurità. Il silenzio era come una presenza. Ma il bibliotecario non vi badò. Aveva ripreso a leggere il Libro, che sembrava assorbirlo in sé, risucchiandogli le pupille attraverso le lenti degli occhiali, corrugandogli le sopracciglia in un'intensissima espressione di concentrazione. Avvolto nel fumo della pipa, e nell'asmatica luce di una piccola lampada da lettura, era simile ad un mago, un mago col suo libro di formule arcane, circonfuso di volute ectoplasmatiche.
Per ore sfogliò con avida attenzione il volume, incontrando dapprima incomprensibili vetustissime pergamene, quindi finalmente pagine stampate, seppur anch'esse datate secoli. Si narrava di un monaco, vissuto nel 18° secolo, scomparso una notte in cui gli Angeli della Pioggia e del Lampo infuriavano sulle mura del monastero: rimasero la sua stanza vuota, e una candela accesa nell'immensa biblioteca dell'edificio. Più avanti era descritta la vicenda di un ufficiale di cavalleria: i suoi soldati attesero invano che uscisse dalla tenda, per guidarli alla carica nella battaglia decisiva della Guerra dei Cent'Anni.

Poi veniva Lord Grey, che aveva fissato un appuntamento notturno con la sua amante, Lady Brawne: il cocchiere portò a destinazione una carrozza vuota. E quindi attrici che non apparvero mai sotto la luce dei riflettori, auto e treni arrivati a destinazione senza conducenti ...ed altalene che a lungo ondeggiarono dolci. Sinistre. E vuote.
Lo scricchiolìo dei tarli nei mobili riecheggiò quello delle catenelle delle altalene. E da qualche parte, nella casa, un rubinetto prese a gocciolare come sangue da una mannaia dondolante.
Il bibliotecario appoggiò la testa allo schienale. Chiuse gli occhi stanchi. E vide il monastero aggredito dalla tempesta, e si sentì cullare su e giù dalla carrozza vuota. Vide se stesso, bambino, andar su e giù sull'altalena. Una volta. Due volte. Tre. Poi l'altalena vuota e grondante. L'altalena cominciò a stridere. Intanto stridevano i tarli, e le gocce del rubinetto trottavano. Vide sua madre sul letto di morte, che scandiva con labbra mute la verità. La Verità era nel Libro. La Verità era il Libro. E vide se stesso sulla poltrona. La porta che si apriva. E stridente e scintillante...Poi si svegliò. Dalla pipa spenta aspirò solo odore di polvere e d'ombra; quindi andò avanti nella lettura. Non notò la porta semiaperta.
Le pagine invasero il silenzio con il loro fruscìo, come ali di falena che sfiorino le orecchie. Pagine vuote; bianche come un sudario, come ossa, come eburnee evanescenze nel buio. Il bibliotecario si fermò perplesso, immobile, cadenzando il respiro come un requiem. Dall'ipnosi oppiacea della sua concentrazione non valsero a distoglierlo né la porta, che ondeggiava alla corrente con gli strepiti acuti di un violino fantasma, né l'ossessivo ritmo delle gocce che avanzava nel corridoio. Voltò un'altra pagina , e fissò interrogativo la successiva. C'era un disegno ornamentale, come una cornice. Ricordava una porta. La fissò ancora. E ancora. Ne prese il lembo fra le dita. Era l'ultima pagina, la pagina della verità.
La voltò, infine - e contemporaneamente... La porta si spalancò, come ad omaggiare l'arrivo d'invisibili destrieri al trotto; e il buio nel corridoio stridette e scintillò - e lesse:

 

(seguono alcune pagine bianche; quindi una pagina con disegnata una porta; quindi: )

 

"Questa E' L'Ora Della Tua Morte
La Carrozza Dell'Ultimo Viaggio è alle tue porte"

Fabio Degan