The necklace, l'esorcismo di Rose Höden

di Mariano Ciarletta - pagine 125 - euro 0,99

La vita di una bambina dolce e coscienziosa, Rose Höden, e di tutta la sua famiglia viene sconvolta da una forza demoniaca liberatasi da un sinistro quanto antico medaglione. Saremo testimoni del manifestarsi del male e vivremo la stessa impotenza dei genitori che assistono al repentino cambiamento della figlia, fino all'inevitabile scontro finale tra bene e male.
Mi trovo di fronte ad un chiaro esempio di come una storia "classica" nei suoi topoi, apparentemente priva di colpi di scena e di scaltre soluzioni stilistiche, se ben raccontata, assolve pienamente l'intento di intrattenere e appassionare.
Ho trovato estremamente gradevole la capacità di Mariano Ciarletta di delineare con scrittura misurata e senza fronzoli il vissuto quotidiano della famiglia Höden. Padre, madre e figlie godono della giusta attenzione almento fino allo scatenarsi degli eventi. Quando le cose si mettono male la famiglia vive una scissione e abbiamo un abbandono neanche troppo velato delle "zavorre" narrative.
Ma andiamo con ordine proprio come procede la narrazione. The necklace è un unico corso narrativo che "monta nella discesa a valle" raccogliendo immagini, sensazioni e suggestioni crescenti.
Non smetterò mai di elogiare Mariano Ciarletta per questa sua capacità di collegare in un unicum credibile le vicessitudini di Rose e famiglia.
Particolare pregio hanno le descrizioni, la creazione della suspense e il livello dei dettaglio che riesce a ad imprimere con le parole.

Anche i passaggi che appaiono forzati - come l'incontro con padre Elliott o il semplice disvelamento del demone possessore - sfrutta la spinta dell'ottimo stile narrativo e supera l'abbrivio, altrimenti fatale per la sospensione dell'incredulità.
Confesso di essermi affezionato alla caratterizzazione del nucleo famigliare tanto da vedere come una pecca l'intervento marginale delle sorelle di Rose, Elisabeth e Kate.
Ho cominciato a fantasticare, immaginando un loro apporto più incisivo, così da costituire una non storia nella storia, tanto da richiare di rovinarmi il pathos del finale.
Mariano Ciarletta costruisce un'opera incredibile, di grande vitalità, in grado di stimolare l'immaginazione giocando con le suggestioni tipiche dei film horror sulle possessioni.
Grande merito sta nel non cadere nel cliché e, anzi, nel restituire un'immagine pura, scevra di fascinazioni posticce, quasi fosse l'idea prigenia.
Non mi spertico facilmente in complimenti ma lo stire di Ciarletta quasi mi costringe a farlo.
Le emozioni dei protagonisti è resa perfettamente soprattutto nel senso metatestuale; è l'ambiente che crea l'atmosfera e trasmette smarrimento, tensione, sorpresa e paura.
Benché la coda finale mi abbia lasciato più interdetto che sorpreso - l'ho trovato un artificio non in linea con quanto letto fino a quel momento - poche volte mi sono sentito tanto coinvolto in una storia dal non voler procedere al fianco di padre Elliott (o meglio dietro, a distanza di sicurezza!) lungo la scala che porta al seminterrato di casa Höden, raramente sono riuscito a percepire il gelo sovrannaturale creato dal'abominio che attende dietro la porta, mai ho temuto così tanto la descrizione di uno sguardo.
Voto: 9,5
[Simone Gentile]

Incipit
La grande casa di campagna si erigeva imponente tra gli splendenti campi di grano baciati dal sole appena sorto, una delle poche presenti nel Nord Yorkshire. La famiglia Höden possedeva quella fattoria da generazioni, un dono che il signor Höden aveva ricevuto dai suoi antenati. La grande struttura, con i suoi tre piani, era in grado di ospitare quella famiglia così numerosa e in special modo le tre figlie della signora e del signor Höden che rendevano quelle silenziose campagne piene di gioia con le loro grida e i loro giochi infantili.